Azzurri secondi dietro gli inglesi Staccati i francesi

Andrea Edmondi

New York è speciale. Anche con la sua maratona: i 42 chilometri della Big Apple rappresentano più di qualunque altra gara l'America e tutti i suoi «più».
Sono i più numerosi con migliaia di concorrenti al via: quest'anno è stato superato ancora una volta il muro dei 40.000 podisti.
Sono i più «cittadini» perché con il tracciato che attraversa tutti e cinque i quartieri di New York è come fare un tour in città, altrimenti impossibile.
Sono i più emozionanti perché l'arrivo in Central Park ti fa dimenticare il mal di gambe e tutti gli altri dolori che non avevi mai sentito prima di allora.
Sono i più religiosi perché ti fanno ringraziare gli Dei della corsa per averla inventata durante la tua esistenza.
Sono i più organizzati perché il New York Road Runner Club è una società per azioni che vanta una struttura di sessanta persone che per un anno lavora a tempo pieno non solo per la maratona di inizio novembre, ma anche per mettere in scena ogni domenica una gara podistica in città.
È la più sponsorizzata, perché poter affiancare il marchio della propria azienda ad un evento mondiale come quello di NYC, sarà anche un grande sforzo ma il ritorno sull'investimento è quasi certo.
Insomma la New City Marathon è la gara delle gare, quella dove il tempo finale non conta. Qui ciò che conta è ben altro. «È l'emozione della città la vera protagonista della maratona di New York», racconta Antonio Baldisserotto, presidente di Terramia, il tour operator che ogni anno porta migliaia di connazionali a correre in giro per il mondo «perché i 42 chilometri sono uguali ovunque, qui come in qualsiasi altra parte del mondo, ma nella Grande Mela tutti coloro che indossano un pettorale sono protagonisti».
C'è della magia tra le grandi avenue di New York, e gli italiani lo sanno bene. Saranno 3148 quelli al via stasera a conferma che il gruppo tricolore è il secondo gruppo straniero più numeroso, dopo gli inglesi che sono 3342; alle nostre spalle Francia (2913), Germania (2657) e Olanda (1879). «Del gruppo italiano, 1815 partecipano con Terramia» sottolinea Baldisserotto «e in tutto, inclusi coloro che vengono non per correre ma per accompagnare un amico o un familiare, il nostro gruppo è di 2600 persone». Insomma, una maratona nella maratona, ma questa non è una gara qualsiasi.
«Se scrivi il tuo nome sulla maglietta» dice Carlo Brena, giornalista sportivo con una partecipazione familiare nel 2004 «tutti i tifosi ai bordi delle strade lo pronunceranno con la stessa energia con la quale grideranno il nome del vincitore. Ci puoi scommettere! Io e mio fratello Piero ce lo ricordiamo ancora...».
E, a proposito di Italia, ricordiamo che sono state quattro le vittorie azzurre a Central Park: Pizzolato (1984 e ’85), Poli (1986) e Giacomo Leone (1996).

Con Baldini in gara, chissà che non si torni a parlare italiano questa sera nel cuore della Grande Mela.

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