Il baby assessore di Pisapia nel mirino

MilanoIl più giovane. Il più lanciato. E ora, anche il più inguaiato. Pierfrancesco Maran, 31enne assessore ai Trasporti del Comune di Milano, ha avuto un padrino politico assai scomodo. Fu Filippo Penati il suo principale sostenitore nell’ultima campagna elettorale per le amministrative. E ora, sul giovane assessore del sindaco Giuliano Pisapia, si scaricano le rogne giudiziarie del suo «sponsor». I pm Walter Mapelli e Franca Macchia - che indagano sul «sistema Sesto» - lo sentiranno nelle prossime settimane come persona informata sui fatti. Perché Maran sarebbe stato individuato dagli imprenditori in affari con Penati come un «gancio» utile per risolvere alcune questioni rimaste in sospeso. E dalle quali si potevano ricavare un po’ di milioni.
Ad avvicinarlo sarebbero stati sia Piero Di Caterina (titolare della società Caronte srl, che aveva un contenzioso aperto con Atm), sia Antonio Rugari, presidente del Consorzio trasporti pubblici. Nel giugno scorso, Rugari invia un sms a Penati. «Caro Filippo, considerata com’è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero (Di Caterina, ndr), prima che si vada oltre certi limiti e si degeneri. Magari ci possiamo vedere per capire come agire». In ballo ci sono circa 14 milioni di euro. Otto milioni che la Caronte ritiene di dover avere da Atm per la distribuzione degli utili del Sitam (il Sistema integrato tariffario dell’area milanese), e altri 6 per i servizi «Airpullmann» in joint venture con Atm. Denaro che non gli sarebbe stato corrisposto in ragione del «peso politico» dell’Azienda di trasporti milanese.
Così, Di Caterina e Rugari avrebbero provato a sondare il terreno con Maran che - in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera - ammette le pressioni, pur garantendo di «averle sempre respinte». Di fatto, però, confermando le accuse formulate dalla Procura, inguaiando ancora di più Penati, e imbarazzando anche Pisapia.

Perché se è vero - come scrivono i pm - che in 15 anni Penati ha messo in piedi un «direttorio finanziario democratico», e che le decisioni del politico Pd sono tutt’ora condizionate «dal peccato originale di ingenti finanziamenti percepiti durante il duplice mandato di sindaco di Sesto», allora le parole di Maran - «sì, ci furono pressioni» - confortano la tesi dei pm. Ovvero, che «la vittoria del centrosinistra alle recenti elezioni amministrative amplia il rischio di reiterazione del delitto».

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