
Il compositore Maurice Ravel fa parte di quei pochi compositori che vengono eseguiti allo stesso modo, cioè sempre, ogni anno. Ne consegue che anche durante le ricorrenze celebrative quest'anno sono i 150 anni dalla sua nascita, nel 1875 a Ciboure nei Paesi Baschi - non si notano cambiamenti sostanziali. Si arricchiscono però i documenti e le indagini: pochi sanno che giunto all'apice della fama, d'improvviso, Ravel non riuscì più a nuotare, e nel giro di poco tempo, avrebbe impiegato una settimana per scrivere una lettera, ricopiando i caratteri uno per uno dal dizionario Larousse. La tragedia di un genio che aveva perfettamente nella testa ancora "tanta musica da scrivere" è narrata da tre eminenti neurologi: Bernard Lechevalier, Bernard Mercier e Fausto Viader nel libro Le cerveau de Ravel (Ed. Odile Jacob). Ravel definì il suo stato una "vita nella nebbia": capiva perfettamente quanto gli accadeva attorno; captava il minimo errore nell'esecuzione della sua musica; passeggiava nei boschi trovando i sentieri senza problemi, finché piombò nel mutismo.
Allora l'amato fratello e gli amici più cari accettarono una disperata operazione cerebrale che provocò la morte del compositore dieci giorni dopo l'intervento, il 17 dicembre 1937. "Perché mi è capitato questo?", si domandava. I documenti clinici attestano quale causa un'atrofia cerebrale circoscritta e progressiva, definita da uno dei medici "la morte prematura di una parte del sistema nervoso".