Baccini torna a casa ed entra nel Pdl: «Riagganciamo l’Udc contro Di Pietro»

RomaÈ il momento di trasformare «i numeri in persona», il momento della solidarietà come «ragione di Stato». E tutti questi sono e devono essere sempre di più gli obiettivi del Pdl: l’ex Udc Mario Baccini, fondatore del movimento dei cristiano popolari, ha confermato ieri il suo passaggio dal Gruppo Misto al Popolo della libertà accanto al presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, al coordinatore vicario del partito nel Lazio ed europarlamentare, Alfredo Pallone, e ad altri numerosi esponenti del centrodestra laziale. L’occasione è stata un dibattito organizzato nella sede dell’agenzia Adnkronos sull’economia sociale, tema caro a Baccini e di grande attualità in questo momento in cui, per dirla con Fabrizio Cicchitto, «il comunismo è crollato e il capitalismo non è in ottime condizioni di salute».
Economia sociale significa, ha chiarito Baccini, «passaggio dall’economia politica alla politica economica». Significa anche, ha aggiunto citando le parole del presidente Napolitano, «condivisione»: delle «scelte, del bene comune». Investire «verso più persone possibili le risorse» deve essere anche la strada maestra del federalismo: «la sfida della Lega», l’abbiamo «accettata per parlare di sussidiarietà, del modello in cui dovranno vivere i nostri figli».
Ecco perché l’ingresso nel principale partito di maggioranza avviene proprio nel momento in cui si sta tentando di tenere la persona al centro di una manovra economica che imporrà sacrifici. Rinunce che al confronto di altri Paesi sono comunque contenute: in Italia si bloccano gli stipendi del pubblico impiego, ma in Spagna, «dopo una gestione un po’ allegra del governo di centrosinistra - ha chiarito Cicchitto - stanno tagliando dal 5 al 10% i compensi dei dipendenti pubblici». Condivisione deve essere la parola alla base anche della sfida politica più importante dei prossimi mesi, ovvero le riforme: a parere di Baccini devono essere «condivise», e su questo campo «dobbiamo agganciare l’Udc di Casini...».
Il partito, il Pdl invece, ha bisogno di dialogo sì, ma senza essere scollegato «dal governo», come ritengono alcuni, che «non sono dei falchi nel Pdl», perché questo governo «va tutelato», in quanto l’unico in grado di condurre il Paese verso un economia fondata sull’uomo che è l’unica strada percorribile dopo il fallimento dell’«automatismo di mercato».
Uno degli errori della sinistra in Italia, secondo Cicchitto, è stato proprio quello di non saper gestire «l’imprevedibilità» del sistema economico: il guaio per il Pd è l’avere «oltre che tanti scheletri, troppi schemi nell’armadio».

E l’aver creato un partito dalle due anime del marxismo e del dossettismo, che però «si trova egemonizzato da questo mostro della politica italiana che è Di Pietro, con il suo giustizialismo populista». Mostro usato naturalmente in senso ironico, risate della platea.

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