Bach in due giorni per Bacchetti

A stupire musicisti e musicofili - come continua a fare anche adesso, con la performance più recente, un cd doppio registrato in due giorni, con tutto il repertorio delle suites di Bach - Andrea Bacchetti, 28 anni, genovese conteso dai maggiori teatri del mondo, c’è riuscito fin da quando portava i pantaloni corti e arrivava a fatica ai pedali del pianoforte.
L’aveva ascoltato, a quei tempi - aveva più o meno 11 anni -, un certo Herbert von Karajan, che non si perdeva certo in smancerie complimentose. Eppure, il Maestro con la «m» maiuscola ne era rimasto subito favorevolmente colpito e non aveva nascosto l’ammirazione. Papà e mamma di Andrea - che ancora lo seguono con trasporto, ma senza eccessi di partecipazione, rispettosi come sono dell’indipendenza di cotanto figlio - si erano comprensibilmente emozionati per l’autorevole giudizio, così come i compagni di classe, gli amici, persino gli insegnanti che avevano contribuito alla sua formazione musicale, prima fra tutti Lidia Baldecchi Arcuri. L’unico a non scomporsi, almeno in apparenza, era stato lui, Andrea, indubbiamente gratificato da von Karajan, ma già allora consapevole che il cammino da compiere sarebbe stato ancora tanto e tanto difficile, pur se contraddistinto di altrettanti e tanto grandi successi.
Quei successi che, come conseguenza naturale di impegno, fatica, studio, sacrificio e passione, sono arrivati e continuano a illuminare una carriera già intensa, che però, vista l’età e la volontà di applicarsi del «soggetto», promette ancora un lungo avvenire. Sempre senza scomporsi troppo: all’età di otto anni Andrea faceva prodigi alla tastiera, ma se ne andava anche a giocare a pallone nei (pochi) campetti genovesi. A undici anni, il suo debutto ufficiale alla Sala Verdi di Milano con i Solisti veneti di Claudio Scimone, subito seguito da una serie di concerti come ospite in festival di rilievo internazionale, a Lucerna, Salisburgo, Santander, Berlino, Mosca, Praga, Buenos Aires, Bucarest... Lo presentano a Luciano Berio, ed è un altro incontro decisivo: Bacchetti diventa - il giudizio è dello stesso Berio - «interprete di livello assoluto della sua musica». E fra i sei compact realizzati in successione dal giovane talento, ce n’è uno della prestigiosa casa discografica Decca dedicato appunto all’opera pianistica del maestro scomparso nel 2003. Le recensioni, da parte di chi lo ascolta in teatro o dal cd in salotto, sono entusiaste: il «prodigio» - per l’ex ragazzo prodigio appassionato di musica e di calcio che ha saputo crescere di età come di capacità e maturità espressiva - si rinnova concerto dopo concerto, disco dopo disco. Fino ad approdare a Bach, il cd doppio, tre ore effettive di esecuzione tutta «compressa» in sole quarantott’ore di «lavoro» alla Concert Hall Fazioli di Sacile, con un Bacchetti concentratissimo, ispirato, rispettoso della tradizione e, insieme, privo di condizionamenti, risoluto e determinato a «interpretare» senza «violentare».


Eppure, tutte le volte che chiude una parentesi, prontissimo ad aprirne un’altra, sembra sempre che dica: «Cercherò di far meglio la prossima volta». Proprio come quando segnava solo due gol nel campetto di periferia, e gli sembrava di non aver fatto abbastanza...

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