IL BACO DI BAGNASCO BUCA LA RADIO

Certo, il ruolo istituzionale di una rubrica come questa è di parlare e cercare di recensire la radio che c’è. Ma, per una volta, lasciateci folleggiare e parlare della radio che vorremmo, di quella che potrebbe esserci e di quella che ci permettiamo di consigliare ai direttori di rete.
Partendo, ovviamente, proprio dalla radio che c’è. Nei giorni scorsi ho avuto la fortuna di avere il ruolo del Virgilio radiofonico, della guida turistica, storica, sociale e di costume, nella puntata genovese del viaggio in Italia del Baco del millennio, l’appuntamento della mattina di Radiouno, in onda dal lunedì al venerdì, dalle 10,35 alle 11,45. E, come sempre quando c’è in ballo uno dei fiori all’occhiello di Radiouno, è stata un’esperienza interessante. Anche per dissentire, anche per litigare, anche per baccagliare, anche per ironizzare.
Accanto a me, fra gli altri, c’era Arnaldo Bagnasco. E qui arriva la radio che mi piacerebbe. Perché Bagnasco - a suo tempo il papà di Mixercultura e di un programma straordinario come Aspettando... - ha una grande voce radiofonica, calda e coinvolgente, perfetta per «bucare» i transistor. Ma, soprattutto, Bagnasco è stato colui che ha inventato la parte migliore della televisione di oggi. Solo, vent’anni prima della televisione di oggi.
L’idea della svolta di Bagnasco fu quella di utilizzare le teche della Rai, gli immensi archivi della televisione di Stato, trasformandole da un patrimonio indisponibile, capace di calamitare solo polvere e scarafaggi, in un patrimonio tout court, base per trasmissioni a volte rivoluzionarie. Aspettando..., ad esempio, era dedicato ai grandi esuli dal video e fu capace di evocarne la presenza in molte trasmissioni successive. Perché Bagnasco sdoganò il passato.
Facendo due più due, la voce radiofonica più le teche, arriviamo al punto da cui siamo partiti. E cioè di come questa rubrica, questa volta, potrebbe uscire dai suoi compiti istituzionali e dalla sua ragione sociale. E diventare, per una volta, un punto di suggerimento per una trasmissione futura. Che potrebbe essere condotta da Bagnasco e che potrebbe raccontare la radio di una volta, andando a prenderne gli spezzoni più belli. Pensate all’impatto che potrebbe avere La corrida di Corrado nella versione radiofonica riproposta oggi, ovviamente con il giusto ritmo. O l’uso di alcuni Festival di Sanremo degli esordi.

O, ancora, la riproposizione di alcune dirette sportive o storiche per costruirci sopra un discorso.
Storie di quando la radio era l’unica compagnia degli italiani, storie dei nostri nonni e dei nostri papà e delle nostre mamme, storie di un’Italia più bella. In bianco e nero. Ma più colorata.

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