
Un mandala luminoso si fa notare da chi attraversa i corridoi, i guerrieri scolpiti nell'acciaio, invece, accolgono i visitatori nell'atrio. Nel giardino campeggiano opere astratte. Siamo a Bag, Bocconi Art Gallery, la mostra d'arte diffusa fra gli edifici dell'ateneo. Un appuntamento che si ripete da 12 anni ma che ancora non tutti conoscono e che permette di ammirare 138 opere di 75 artisti contemporanei che negli anni sono diventati sempre più internazionali. L'inaugurazione si terrà domani a partire dalle 16. Per l'occasione, chi lo desidera, potrà partecipare ai percorsi guidati del Fai, seguire i tre talk dedicati all'arte contemporanea e, alle 21, il concerto. La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare per tutto l'anno accademico.
Fra gli ideatori di Bag c'è Severino Salvemini, docente di Organizzazione aziendale: "La Bocconi ha sempre investito in architetture lungimiranti, dal primo edificio progettato da Giuseppe Pagano nel 1940, a quello di via Roentgen ideato dagli irlandesi McNamara e Farrell, al nuovo campus firmato dai giapponesi Sejima e Nishizawa (cinque edifici circolari nell'area dell'ex Centrale del latte): sono stabili ampi con grandi spazi interni, da qui è nata l'idea, con un gruppo di colleghi, di arredarli con opere arte contemporanea, che spesso hanno grandi volumi. Ma il motivo non è stato solo questo. Può sembrare che economia e arte siano agli antipodi (forse per alcuni è così) ma molti nostri studenti, una volta laureati, si ritrovano a gestire beni e oggetti made in Italy, alcuni lavorano in enti culturali. Volevamo aggiungere al loro percorso un lato estetico che completa la formazione di un dirigente. Perché l'arte contemporanea? Perché arriva prima. Davanti a un'opera monocroma si è portati a interrogarsi, a esplorarne il senso. E poi volevamo avvicinarli al senso del bello. L'esposizione diffusa cambia ogni anno, volutamente, non vogliamo essere percepiti come una galleria o un museo".
Così i docenti hanno cominciato le ricerche inseguendo collezionisti e istituzioni; all'inizio arrivavano poche opere in comodato o donate, poi, vinta la diffidenza, i prestiti diventavano più numerose. Oggi il campus vanta una collezione di venti opere permanenti, fra le quali Cancellazione del debito pubblico di Emilio Isgrò, il trittico di Sonia Costantini, la Colonna di Arnaldo Pomodoro, il Poetario di Giorgio Milani, l'installazione Knowledge That Matters di Lorenzo Petrantoni, il Clinamen di Massimo Kaufmann, la Grande Scacchiera di Elio Marchegiani, la Pittura R. di Pino Pinelli e il Gate #0 di Letizia Cariello. Fra quelle che si possono apprezzare oggi: i telai in ferro degli "gnomoni" di Grazia Varisco, a segnare il passare del tempo; i guerrieri in acciaio di Sergio Fermariello, figure arcaiche che si stagliano come segni di identità collettiva; il monumentale wall painting Futuro di Alessandro Mendini, che ingloba l'Aula Magna con le sue linee gialle e bianche; i giochi di tessuto e spazio di Arthur Duff.
Per la prima volta, quest'anno gli studenti sono anche protagonisti: hanno contribuito a realizzare tre grandi installazioni ed elaborato le didascalie commentate che accompagnano l'intera esposizione, trasformando la mostra in un laboratorio partecipato.