Bagarre in Comune sul caso Lassini Pd sulle barricate: «Non lo vogliamo»

Dai banchi dell’opposizione cartelli e il grido «vergogna». Il centrodestra replica con «buffoni». La vicenda di Roberto Lassini, presidente dell’associazione che ha tappezzato la città con i manifesti anti-pm («Br fuori dalla procura») e candidato nella lista del Pdl, ha scatenato la bagarre anche in Consiglio comunale. Ieri a inizio seduta la minoranza ha issato il tricolore e inscenato la protesta, con manifesti («Lassini sei la vergogna di Milano, chi non lo dice è complice») e gli avvertimenti dei capigruppo. «Non lo vogliamo in Consiglio» ha attaccato quello del Pd Pierfrancesco Majorino, «la Moratti venga a spiegare in aula o bloccherò tutte le sedute fino a fine mandato» ha minacciato quello della Lista Fo, Basilio Rizzo. «Buffoni» la risposta della maggioranza. Il presidente dell’aula ha dovuto interrompere due volte la seduta, che si è sciolta dopo il accordo su una mozione di condanna.
La Moratti già domenica aveva preso le distanze dal presunto autore dei poster, chiedendo al partito l’esclusione. Che tecnicamente può avvenire solo con la rinuncia da parte del candidato stesso, visto che la lista è già stata depositata. Ieri mattina ha scritto al coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani definendo «ignobile e privo di ogni giustificazione il messaggio di quei manifesti, che attaccano un’istituzione che in questa città negli anni del terrorismo ha subito attacchi, pagando un tributo di sangue e vittime». Ferma condanna ribadita anche in un vertice con Mantovani e i colonnelli di Pdl e Lega. Sulla stessa linea il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.

Mantovani poche ore dopo ha dichiarato che «un passo indietro sarebbe opportuno» e gli «manderò ufficialmente una lettera del partito» . Il capolista della Lega Matteo Salvini critica gli alleati: «Si parli di Milano non di pm, Br e intercettazioni ».

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