Bagarre in Senato, salta l’ok sulla giustizia

Bagarre in Senato, salta l’ok sulla giustizia

Anna Maria Greco

da Roma

Doveva essere la giornata del sì alla riforma dell’ordinamento giudiziario, si è trasformata in una grande bagarre nell’aula di palazzo Madama con polemiche per i «pianisti», il malore di un senatore della Margherita e le contestazioni al presidente Marcello Pera sia dall’opposizione che dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli.
Risultato: l’esame finale del provvedimento non è mai iniziato e tutto è stato rinviato a martedì. «Se non si vota la settimana prossima - avverte il Guardasigilli - la riforma sarà definitivamente morta. E qualcuno nella Cdl gioirà». Una dichiarazione che dà il senso della mattinata convulsa.
L’opposizione dà battaglia mentre si votano altri provvedimenti, chiedendo continue verifiche del numero legale. In testa il Dl Roberto Manzione, a caccia di «pianisti» nella maggioranza che votino per gli assenti. Il centrosinistra denuncia irregolarità, ma si accerta che il numero legale c’è. Dallo scranno più alto Pera ammonisce due volte Manzione che protesta, lo espelle e il senatore, a quel punto, si accascia. La seduta viene sospesa.
Riprende con un clima sempre incandescente. Pera informa che il malore di Manzione è «sotto controllo» e gli fa gli auguri, ma aggiunge: «Sono il garante della maggioranza e delle opposizioni. Lo sono stato per 4 anni e lo sarò ancora». E invita l’Unione a «non confondere l’opposizione, comprensibile e legittima, a questo o quel provvedimento con l’opposizione alla presidenza del Senato, che è completamente neutrale».
Il centrosinistra, però, continua ad attaccarlo. Per il Ds Massimo Brutti la censura a Manzione era ingiustificata e «la votazione illegittima». I senatori dell’opposizione lasciano l’aula, ancora sospesa la seduta e poi manca il numero legale.
Castelli è nero: «L’obiettivo è stato raggiunto: è in corso la “grande sceneggiata” e certamente non mi riferisco a Manzione. Si sta facendo di tutto per non votare la riforma». Poi, lo strale a Pera: «Con Nicola Mancino alla presidenza del Senato non sarebbe accaduto. Non sarebbe caduto in questi tranelli: avrebbe stroncato l’opposizione e fatto votare». La Lega, avverte il capogruppo Pirovano, «non garantirà più da sola il numero legale, se non saranno presenti tutti i senatori della Cdl».
Il capogruppo di Fi Renato Schifani replica: «Sono dispiaciuto per le parole di Castelli. Non le condivido: Pera non è responsabile degli incidenti e ha garantito all’aula piena legalità».
Il presidente del Senato viene attaccato da destra e da sinistra. «Pera è manifestamente inadeguato ad assolvere il suo compito», dice il Ds Gavino Angius. I capigruppo dell’Unione in una nota formalizzano la loro protesta.

«È disdicevole - commenta il capogruppo Udc Francesco D’Onofrio - che critichi il presidente del Senato chi, per ragioni anche opposte, non riesce a conseguire i propri obiettivi. Chi ama le istituzioni difende Pera».
Sullo sfondo, nelle assemblee dell’Anm da Milano a Roma, i magistrati preparano un nuovo sciopero contro la riforma. Si deciderà domani.

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