Bagutta, gli amici dei canarini pagano l’affitto in «briciole»

Locazioni minime per sedi politiche e associazioni: c’è chi versa 17 euro Tra i «fortunati» un supermercato

Al 12 di Bagutta si «regalano» case. Oggi come ieri. Tutto come prima, all’indietro di undici anni quando il Giornale indagò sugli affitti d’oro. Sorpresa. Sconcerto. Passano sindaci e assessori ma al civico 12 non cambiano gli inquilini. Anche il portone è lo stesso. E sul citofono manca sempre il cognome di quell’inquilino che si è conquistato un alloggio invidiabile a un prezzo stracciato a trenta metri da Montenapoleone.
E ci sono ancora i pasdaran dei canarini in tutte le loro varianti, dall’Arricciato del Nord al Malinhois passando per il Gibber Italicus. Certezza immutabile con tanto di virtù canore che inondano lo stabile del Comune. Già, in Bagutta c’è la sede del «Gruppo ornitologico lombardo» con un canone davvero fuori mercato: 2.870 all’anno. Che, calcolatrice alla mano, fa poco più di duecento euro al mese.
Poco più quello che il «Gruppo archeologico lombardo» paga mensilmente a Palazzo Marino per occupare, al secondo piano, due stanze e bagno. Stessa planimetria del «Lions Milano» con un affitto sempre ad hoc: neanche sedici euro al giorno per due locali e bagno praticamente nel quadrilatero della moda. Niente male, davvero.
Anche lo stupore di chi, affittuario, fa sapere che «sì, l’affitto è basso ma è giusto così». Virgolettato di chi non vive in stamberghe di periferia, magari fianco a fianco di vecchie derelitte e povere. Annotazioni di chi come vicini di casa ha nientepopodimeno che «Emergency», «Peace Reporter» e persino la «Lega per i diritti e la liberazione dei popoli» e i radicali di sinistra che, tra l’altro, ospiterebbero anche i combattenti «per la libertà degli indiani».
Ma, attenzione, quell’esternazione dal cuore di Milano trova replay anche al Ticinese, al 17 di De Amicis. Stabile comunale dove i «Comunisti italiani» di Oliviero Diliberto hanno sede e pure il «centro resistenza il Trebbio». Sempre lì, nella zona della movida meneghina, c’è il cenacolo «artistico Alik Cavaliere» e pure l’«associazione Gaetano Negri» nata - recita una nota stampa - nel 1961 per «gli ex allievi della Scuola Gaetano Negri per Motulesi, di Gorla». Affitti tutti, anche qui, scorrendo i tabulati di Palazzo Marino, sotto la media del quartiere e, euro più euro meno, sempre attorno ai diecimila euro all’anno.
Per le casse comunali non va meglio al 47 di via Lanzone dove, dal 1983, resiste il centro Rosa Luxemburg, che, unilateralmente, preferisce «tenere riservato il canone». Al piano di sopra vive anche l’ex segretario generale del Comune: 42 metri quadri per 5.625 euro. E mentre al 17 di via Pantano continua a resistere anche un ex collaboratore di Bettino Craxi che all’ombra (letterale) della Madonnina paga appena 1.130 euro, al 10 di via Monviso - zona Monumentale - l’amministrazione Moratti affitta locali a una Onlus in cambio di 17 euro e 76 centesimi. Che in lettere fa diciasette euro virgola settantasei.
Prezzi stracciati quando il Comune potrebbe, questa l’accusa di maggioranza e opposizione, strappare ben altre pigioni. Ma tutti reclamano anche chiarimenti su chi e come è riuscito a strappare questi contratti d’oro e quantomeno non in linea con il mercato degli affitti.

Malloppone tutto da verificare, contratto per contratto. Da quello che in via Campobasso dà in affitto un ampio spazio a un supermercato per 102mila euro all’anno alla gioielleria che, con vetrine su piazza Duomo, sborsa poco meno di ottanta-euro-ottanta al giorno.

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