Baldini: «Voglio rivedere la pellicola sulla mia vita»

Marco Baldini è dappertutto. Ogni giorno in tv o alla radio con Fiorello, e sono fuochi d'artificio, specie quando sfotticchiano Moretti o Muccino. Ieri sera s'è messo a nudo dalla Bignardi su La 7. Firma sul manifesto un appello contro l'espulsione di falce e martello dal marchio della Sinistra Arcobaleno: quel simbolo avrebbe «un valore romantico: mi ricorda la mia infanzia, come l'ippopotamo dei pannolini». Non si nega ai giornalisti, con dettagli sul legame con l'amata Stefania. Lo vogliono a Quelli che il calcio per discettare della Fiorentina; a Italia sul 2 per rievocare i guai col gioco.
Eppure fino a lunedì non proferirà parola su Il mattino ha l'oro in bocca, la commedia agra di Francesco Patierno ispirata al libro autobiografico Il giocatore. «Ufficialmente non ha ancora visto il film», fa sapere l'addetta stampa. Lui conferma quanto già detto al Giornale: «Ci sono due o tre cosette anche di ordine contrattuale da risolvere. Ho visto solo alcuni spezzoni, una versione non definitiva. Meglio rivederlo, poi parlerò». Intanto ha disertato la conferenza stampa, accanto a Elio Germano che lo reinventa sullo schermo, evitando ogni promozione legata al film, che esce il 29, in pieno Sanremo.
A dire la verità, Fiorello ha provato affettuosamente a stuzzicarlo alla radio, giocando sul titolo del film, trasformato in Il mattino aveva l'oro in bocca. Niente. Eppure Baldini ha collaborato alla sceneggiatura, offerto dettagli inediti al regista, come quel goffo tentativo di suicidio nei Navigli subito abortito di fronte alla prospettiva di una giocata in sala corse. Scena girata da Patierno, poi non montata. Ci si chiede. Non gli è piaciuta l'idea d'essere trasformato in un moderno Pinocchio? Non si riconosce nella caratterizzazione di Germano? Non s'è raggiunto un accordo su modalità e compensi relativi al lancio pubblicitario? Vai a saperlo. Spiegano a Medusa: «Certo, averlo all'incontro stampa sarebbe stato meglio, ma contiamo su di lui per la prossima settimana, ferma restando la distanza tra vita e finzione».
L'uomo non nasconde di stare ancora pagando i suoi debiti, che salirono a quasi tre milioni di euro, «anche se sono ormai a buon punto». Per anni pensò solo alle scommesse ippiche. Un secondo lavoro, con orari precisi. Arrivò a pagare interessi enormi, anche del 25 per cento al mese. Ma certo, «un giocatore rimarrà sempre un giocatore».

Adesso, quando gli capita, punta al massimo trenta euro. Non ha paura, dice, di ricadere nel vizio. «Ormai è come coltivare bonariamente un'abitudine. Mai più nelle sabbie mobili». Bene, che parli del film però: siamo tutti curiosi.

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