A «Ballarò» Quando Mauro giurò: noi non diamo soldi per le interviste

Nello studio l’atmosfera è tesa. Non si parla di riforme istituzionali o del terremoto in Abruzzo, naturalmente, ma di un tema ben più importante per le sorti del Paese: l’avrete già capito, siamo al momento clou dell’ultima puntata di «Ballarò», dedicata «niente-di-meno-che» al Noemigate, martedì in prima serata. Per l’occasione è sceso nell’arena pure il superdirettore di «Repubblica», Ezio Mauro. Ebbene, a un certo punto a un altro ospite, il ministro della Cultura Sandro Bondi, un dubbio sorge spontaneo. E pensate un po’, il ministro si permette pure di chiedere numi al giornalista vate: per «rimestare nella pattumiera», per pubblicare su due pagine fitte fitte la testimonianza di «gola profonda», Gino Flaminio il rapinatore, i segugi di «Repubblica» non avranno mica «pagato un cachet»? Giammai. «La sfido a provare una cosa del genere», tuona Mauro, avvolto nella giacca blu-elettrico che tanto buca il video.
Ci mancherebbe, certe cose nei giornali della famiglia De Benedetti non si fanno.

Poi senti che Laura, la biondina dell’ultimo Grande Fratello, racconta di aver ricevuto un’offerta cash in cambio di nuove rivelazioni scottanti – addirittura un sms – proprio da due giornalisti dell’«Espresso». E pensi: non può essere quell’«Espresso», il settimanale dello stesso gruppo di «Repubblica», dove scrivono le stesse firme, che si fa nello stesso palazzo. Invece è proprio così.

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