(...) ed ipercritici, a cui il mercato di riparazione non era piaciuto. Magari loro preferivano quello «geniale» elogiato da Gasperini (e un po da tutti) in estate.
Ma bravissimo, soprattutto, Ballardini. A cui abbiamo già dedicato un elogio umano, ancora più importante dellelogio sportivo, nelle scorse settimane, raccontando la sua dolcezza e la sua serietà nellapproccio al calcio e alla vita. Dolcezza e serietà che ha confermato per lennesima volta parlando di «Spagna» e soprattutto della sua famiglia, senza facile retorica o guasconate, ma con il tocco delicato della persona perbene. Come è naturale, fra laltro: quando si è perbene, come Ballardini, lo si è sempre.
Ora, però, si va anche oltre il Ballardini-uomo perbene. Che, chiaramente, almeno a mio parere, è il primo requisito che si richiede a qualsiasi persona, quello che fa la differenza. Ma che, magari, qualche tifoso mette dopo il bel gioco o i punti in classifica. Contenti? Sono arrivati pure quelli. Quello di domenica pomeriggio è stato il miglior Genoa da anni (saremo sempre grati a Gasperini per quello che ci ha fatto vedere allinizio della sua esperienza, non certo per le ultime due stagioni). Un Genoa veloce, cattivo di quella cattiveria «buona» che è una delle caratteristiche di chi gioca al calcio, ma anche sufficientemente tecnico da ridicolizzare Cassano e di rendere la vita difficile a campioni veri come Ibra e Pato, altra categoria rispetto al numero 99 rossonero. Un Genoa, soprattutto, che sembra aver trovato una sua dimensione di gioco, che fino ad ora aveva un po latitato.
E qui viene fuori il Ballardini tecnico, quello di fronte al quale, a Genova, molti storcevano (e storcono) il naso. Perché, fino ad oggi, come ha ammesso con correttezza lo stesso Enrico Preziosi, era impossibile giudicare il tecnico romagnolo che ogni giorno si vedeva riplasmare la squadra rispetto a quella del giorno prima. Né il mago Silvan, né il mago Herrera avrebbero potuto far nulla contro il tourbillon di giocatori.
È la squadra di Ballardini, uomo perbene, e si vede. Doppio chapeau, quindi: alluomo e al mister.
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