Ballardini: «Per me già quasi una finale»

Offuscata in parte dalla querelle fra Lotito e gli aventiniani Ledesma, Pandev (che comunque si sta allenando con la squadra) e De Silvestri, la partita in programma oggi all’Olimpico contro l’Elfsborg (ore 20.45, diretta Rai3) rappresenta in ogni caso il rientro della Lazio nella nobiltà europea. Fortuna che Davide Ballardini, silenzioso e vincente allenatore sbarcato tre mesi fa a Formello, non cade nel tranello dei cronisti che cercano a tutti i costi di spostare il tema della conferenza stampa pre-gara su argomenti che nulla hanno a che vedere col debutto continentale. Ha risposto in maniera elegante agli interrogativi di rito e dribblato neanche fosse Zarate le allusioni sui tre assenti.
Subito un paio di chiarimenti. Sull’antagonista di giornata («per i nostri avversari ho grande rispetto, è una squadra di spessore che è prima in classifica in campionato e ha vinto le due sfide con il Braga. Poi hanno un attaccante inglese molto forte, dovremo fare molta attenzione») e sull’impegno di domenica prossima: «Non pensiamo all’Atalanta, prima c’è l’Elfsborg, alla sfida di campionato ci penseremo dopo il fischio finale dell’arbitro». Ballardini si aspetta una Lazio tonica, tipo quella che ha vinto la Supercoppa a Pechino: «La base è quella, se abbiamo l’umiltà di correre l’uno per l’altro. Credo che la Lazio possa fare anche meglio rispetto a Pechino, lì va tenuto conto che abbiamo giocato contro una delle formazioni più forti del mondo».
Il tecnico è comunque consapevole del fatto che i suoi dovranno migliorare ancora, specie nelle fasi di possesso e non possesso palla, mentre ha sottolineato a più riprese che bisognerà affrontare gli scandinavi «con grande attenzione, calcolando che dobbiamo avere massimo rispetto per la nostra gente e per la competizione. E dovremo considerare questa partita quasi come una finale, perché la prima gara secondo alcuni allenatori è sempre la più difficile. Poi, quando ci sarà la fase a gironi, non dico che ci potremo rilassare, ma sarà diverso. Ora con l’andata e il ritorno si gioca nella logica del dentro o fuori». Poche parole sui singoli. Il trainer ha confermato la cessione di Kozak e analizzato le posizioni di Baronio e Diakité: «Roberto lo conosco dalle giovanili del Brescia. È un regista classico ed è un ruolo che mi è sempre piaciuto. Non è un adattato, è un giocatore che nasce per far girare la squadra. Per me ha dimostrato di poterci stare nella Lazio e sono molto contento di averlo. Diakité ha potenzialità enormi, fisicamente è straripante, deve migliorare nel gioco e avere più attenzione difensiva». L’allenatore è intenzionato a confermare la formazione con cui ha affrontato i nerazzurri, con l'unico dubbio legato a Matuzalem, leggermente acciaccato. In caso di forfait, gioca Foggia.
Finale sulle accuse di mobbing rivolte a Lotito. «Ledesma, Pandev e De Silvestri non sono fuori rosa, si allenano con la squadra», ha spiegato il presidente, non prima di aggiungere che «poi l’allenatore può scegliere le soluzioni più opportune dal punto di vista tecnico e un calciatore non può avere la certezza matematica di far parte delle strategie tattiche».

I secessionisti sono avvisati, Lotito non accetta ricatti e l’avvocato Gentile è pronto a dare battaglia, specie nel botta e risposta con il macedone: «Goran mostra i muscoli? Li mositrerà anche la Lazio». Meglio non pensarci, almeno per ora. Probabile formazione: Muslera, Lichtsteiner, Diakité, Siviglia, Kolarov, Baronio, Brocchi, Mauri, Matuzalem, Rocchi, Zarate.

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