Bambini italiani in fuga dalla scuola multietnica

LE STORIE È capitato che venisse festeggiata la fine del Ramadan in orario scolastico

Una scuola romana rischia il prossimo anno di non avere più neanche un bambino italiano. Un fatto del tutto impensabile fino a pochi anni fa. Succede alla scuola elementare e materna Carlo Pisacane, in via Acqua Bullicante, a Tor Pignattara. Attualmente su 100 iscritti alle 6 classi della materna, 9 su 10 sono stranieri (Romania, Bangladesh, Cina). Stessa proporzione alle elementari: su 150 bambini, l’89 per cento non sono italiani. La lingua di Dante non la conosce quasi nessuno. A giorni una rappresentanza delle mamme sarà ricevuta in audizione dalla Commissione cultura e istruzione della Camera dei deputati.
Le linee guida 2006 del ministero prevedono che «gli alunni stranieri siano distribuiti in maniera equilibrata nelle classi». Ma in pratica questo indirizzo non è rispettato ovunque. L’autonomia scolastica concede di fatto un ampio margine di discrezionalità. Quanto accade oggi a Roma, ma in proporzioni minori anche a Torino e a Milano, in futuro potrebbe ripetersi in molte altre città italiane e potrebbe causare situazioni di intolleranza. L’audizione delle loro mamme significa spingere per una vera partecipazione. Non basta dialogare con le dirigenze scolastiche, bisogna ascoltare direttamente anche le famiglie e risolvere i loro problemi».
Alla Pisacane le mamme raccontano di gite scolastiche annullate per non offendere i genitori dei minori stranieri: alle bambine islamiche non sono permesse gite. Raccontano di bambini che si addormentano in classe e non seguono le lezioni, perché di notte sono costretti a studiare il Corano. Di tutto. Sarà la Commissione a fare chiarezza. Ma è il futuro che preme di più. «A febbraio scade il termine per le iscrizioni al prossimo anno - spiega la portavoce delle mamme, unica rappresentante italiana nel consiglio di istituto - Vogliamo sapere se finirà questa ghettizzazione dei nostri bambini. Diversamente, saremo costrette a segnarli altrove, come hanno già fatto in tante». Le scuole limitrofe accolgono da anni i bambini italiani che i genitori spostano dalla Pisacane, ma sono arrivate al limite. Chi può, manda i figli alle scuole private. Ma le rette sono salate. Parcehhie centinaia di euro al mese. C’è chi non può permetterselo.
La Pisacane è una delle scuole storiche di Roma. Costruita negli anni Venti, è stata fino a 7-8 anni fa la più frequentata fra Prenestino-Labicano e Torpignattara. Poi, dal 2001, la componente cattolica e italiana delle famiglie è stata messa in minoranza. I primi bambini stranieri qualcuno li chiamava «non parlanti», perché non spiccicavano una parola d’italiano. Oggi semmai sono i minori romani a stare zitti. Un anno fa gli stranieri toccavano la punta del 76 per cento. «Quest’anno sono addirittura l’89 per cento - racconta la portavoce delle mamme - Alla materna solo in 4 su 50 sono italiani. Ne risente anche la didattica. Se andiamo via noi, il prossimo anno non ci sarà neppure un bambino italiano in prima elementare». Una sorta di record assoluto nella patria di Dante. A sollevare le polemiche dalle mamme c’è anche un contesto culturale e politico-religioso. Lo scorso anno alla Pisacane è stata festeggiata la fine del Ramadan, in orario scolastico. Cosa non prevista dalle leggi dello Stato. A Natale nel presepe figuravano una moschea, con le donne in burqa al posto dei pastori. Quest’anno, dopo le polemiche, le moschee non si sono viste.

In compenso la Pisacane è stata in prima linea sul fronte anti-Gelmini. Rampelli ha sollecitato il ministro dell’Istruzione ad applicare un regolamento che preveda la riorganizzazione e il riequilibrio delle presenze dei minori stranieri nelle scuole.

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