Bamboccione 40enne, causa al padre "È miliardario, mi deve mantenere"

Il genitore, chirurgo e miliardario, ha vinto in appello, ma per la Cassazione non c'è limite al mantenimento dei figli

Bamboccione 40enne, causa al padre 
"È miliardario, mi deve mantenere"

La storia è di quelle che fanno pensare agli strali sugli eterni giovani o bamboccioni italiani. La vicenda è quella di un quarantenne, di professione ingegnere (G. F, queste le sue iniziali), che ha deciso di ricorrere in Cassazione contro una sentenza della Corte d’appello di Milano che aveva confermato, respingendola, una richiesta di mantenimento di duemila euro mensili e di 57mila di arretrati al padre, un noto e facoltoso chirurgo. Nel 2005, l’ingegnere-figlio aveva citato in giudizio il padre, professor F. F., 80 anni, miliardario e chirurgo di fama internazionale, chiedendo la corresponsione di 2mila euro mensili a titolo di mantenimento e 57mila euro di arretrati. Con sentenza del 2 maggio 2008 il Tribunale di Milano ha però respinto la domanda. La Corte di appello di Milano, a seguito del ricorso del figlio contro il verdetto del primo giudice, ha confermato la sentenza sostenendo che «l’appellante aveva ormai 40 anni, era laureato in ingegneria e che per età, capacità lavorative, e professionalità (sarebbe dovuto essere) indipendente economicamente». Ora l’ingegnere, assistito dagli avvocati Anna Orecchioni e Giacinto Canzona, ha deciso di ricorrere in Cassazione, richiamando i precedenti giurisprudenziali che hanno stabilito che non sussiste alcun limite di età per il mantenimento dei figli adulti.

Pochi giorni fa, il 17 gennaio scorso, una notizia analoga aveva scatenato un dibattito molto acceso. Era la storia di una ragazza di 32 anni studentessa fuoricorso che aveva fatto causa al padre deciso a sospenderle il mantenimento. Il genitore, un artigiano trentino, si è visto recapitare dal tribunale di Bergamo l’obbligo, invece, di continuare a mantenere la figlia scansafatiche. Il padre di famiglia aveva deciso di sospendere l’assegno mensile di 350 euro perché la studentessa non si decideva a concludere gli studi in filosofia. Glieli aveva pagati fino all’età di 29 anni, poi basta. La ragazza ha oggi 32 anni e non ha ancora conseguito la laurea. Anzi, proprio perché ha finalmente deciso di concludere il corso, si è ricordata di quell’appannaggio e ha mosso causa al padre, rivolgendosi ai giudici di Bergamo per ottenerlo. Il che è accaduto. Anzi, di più: ha ottenuto anche gli arretrati, 12mila euro.
«Adesso almeno fai sul serio», è l’invito che il sessantenne trentino le ha rivolto. La ragazza aveva 20 anni quando il padre lasciò la moglie per un’altra donna. La sentenza di separazione assegnò alle due donne la casa vicino a Trento, in collina, e alla figlia un contributo di 700 mila lire (allora l’euro ancora non c’era) al mese.

Sono passati 12 anni, di cui 8 di fuoricorso per la giovane iscritta alla facoltà di filosofia. Il padre ha sempre fatto il suo dovere, versando puntualmente il bonifico bancario. Ma quando l’azienda ha cominciato a registrare le prime difficoltà, ha deciso di smettere, considerando il percorso universitario a singhiozzo della ragazza. Per tre anni non ci sono state rivendicazioni di sorta da parte della destinataria dell’assegno. Poi, al momento di riprendere gli esami, la giovane ha bussato di nuovo al padre. Inascoltata, si è rivolta al giudice. E ha vinto: otterrà l’assegno e continuerà a studiare. Il futuro? Boh.

Il contrario di quello che vorrebbero la maggior parte dei ragazzi, stando almeno al sondaggio del sito Nozzeclick.com che rivela che 7 ragazzi su dieci vorrebbero mettere su famiglia e avere un lavoro stabile entro i 35 anni.

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