Cronaca locale

Banca cinese, s’indaga sulla mafia

Ipotesi riciclaggio: al vaglio degli inquirenti oltre 200 segnalazioni per attività finanziarie sospette presso l’Ufficio cambi. Controlli sull’identità dei correntisti

Gianluigi Nuzzi

L’inchiesta sulla banca clandestina di via Giordano Bruno si allarga: gli inquirenti della polizia valutaria stanno passando al setaccio i nominativi di tutti i clienti del banchiere senza licenza Hsiao Ping Wang. Vogliono verificare se qualche nome si incrocia in indagini già aperte per criminalità organizzata o riciclaggio.
Gli investigatori ritengono infatti che la banca possa esser stata utilizzata come canale per trasferire somme in Cina da reinvestire in attività lecite. Per questo alcuni investigatori stanno spulciando tutte le segnalazioni per attività finanziarie sospette ricevute dall’Uic, l’Ufficio italiano cambi, e che riguardano cinesi. Si tratta di oltre 200 segnalazioni partite dagli ispettori dell’Uic negli ultimi 12 mesi e indirizzate ai reparti speciale delle Fiamme Gialle.
Se l’ipotesi trovasse conferma significherebbe che tra i clienti della banca clandestina (ora chiusa) ci sarebbero anche piccoli e grandi boss della criminalità cinese che nel quartiere di via Paolo Sarpi può contare da sempre su connivenze, omertà e bande di ragazzi divise in squadra e tatuati a seconda del gruppo di appartenenza. Non è nemmeno detto che Wang fosse al corrente dell’origine dei soldi che da spallone dagli occhi a mandorla mandava in Cina. Qualcosa come oltre 15 milioni di euro in un paio di anni, senza alcuna autorizzazione e, anzi, con la complicità di banchieri italiani di un istituto di credito del centro Italia e che pur conoscendo i profili illeciti delle operazioni le avrebbero favorite.
Altro controllo per ora senza esito è quello che riguarda le reali identità dei correntisti. Sembra che tutti i clienti finora esaminati partecipassero alla vita della comunità cinese in regola con i permessi di soggiorno. Un modo per passare indenni dai controlli superficiali. Insomma, dai primi risultati sembra che tra i clienti della banca clandestina non vi fossero cinesi senza permesso di soggiorno. Ma per i dati definitivi ci vorranno ancora alcune settimane di accertamenti. In tempi più stretti, già settimana prossima, i primi dati sull’incrocio tra le segnalazioni dell’Uic e la lista dei 949 clienti dell’agenzia clandestina di via Giordano Bruno.
Infine, per quanto riguarda la situazione del banchiere Ping Hsiao Wang, indagato dalla Procura di Milano, sembra che questo abbia fatto perdere le tracce. Almeno stando a quanto sostiene la madre che dice di non vedere il proprio figlio da una decina di giorni e di non sapere dove sia.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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