Banca Italease: "problema risolto"

«Abbiate fede in me». Lo chiede al mercato con determinazione e fermezza Pier Francesco Saviotti, i cui poteri di amministratore delegato sono stati prorogati fino alla fine del 2012, e che ha preso il timone del Banco Popolare nel dicembre 2008

Banca Italease: "problema risolto"

di Sergio Cuti

«Abbiate fede in me». Lo chiede al mercato con determinazione e fermezza Pier Francesco Saviotti, i cui poteri di amministratore delegato sono stati prorogati fino alla fine del 2012, e che ha preso il timone del Banco Popolare nel dicembre 2008, due mesi dopo il crac Lehman e quando era ancora recente il «no» dei tedeschi di Dz Bank all'acquisto degli asset di Italease, un rifiuto che aveva accelerato le dimissioni del suo predecessore a Verona, Fabio Innocenzi. Saviotti chiede al mercato di credergli in nome di un'età, 67 anni, grazie alla quale non è più obbligato a dimostrare niente, e di un passato professionale fatto di successi. Lo dimostra la sua lunga carriera alla Commerciale - dove ebbe come maestri Enrico Braggiotti e Luigi Fausti, due pesi massimi in fatto di banche - iniziata come responsabile dell'area crediti e terminata con la carica di amministratore delegato (1999). Poi, l'esperienza in Intesa con responsabilità dei crediti (dal 2002 al 2005) e di senior advisor di Merrill Lynch. Un banchiere che è sempre stato più attento ai clienti, alle imprese, all'area strategica dei rischi e ai risultati di lungo corso che alla finanza più o meno creativa. E le lezioni dei maestri, in una scuola Comit dove ha sempre contato la tradizione e la prudenza, non si dimenticano mai. Infatti, ancora oggi, Saviotti ha mantenuto la fama del banchiere esperto nel mettere in ordine i conti e le quotazioni dei grandi gruppi bancari. Ed è per questo che il consigliere delegato perde la pazienza osservando «l'assurda capitalizzazione in Borsa di Banco Popolare, pari a 2,8 miliardi, quando poi la sola controllata Credito Bergamasco ne vale 1,4 di miliardi». Reputa «impossibile che non ci sia un riconoscimento diverso del valore di un gruppo che ha dimostrato di saper produrre reddito». Ma, dopo lo sbotto, Saviotti sottolinea che a Verona, sede del gruppo, bisogna ricominciare a rimboccarsi le maniche, anche dopo una buona prima trimestrale 2010. «Evidentemente a tutt'oggi», ammette, «non siamo stati capaci di convincere il mercato che quello di Banca Italease non rappresenta più un problema e che le cose sono cambiate. Definitivamente. Sarà nostra cura farlo se vogliamo che il titolo ne benefici».

Ancora Italease Gira e rigira, il problema sta ancora lì: la patata dell'ex matricola d'oro della Borsa resta sempre bollente. A questa banca, «abbiamo dedicato un'infinità di tempo e di risorse per normalizzarla». Sono stati già spesi 1,2 miliardi di aumento di capitale, 255 milioni in Opa e delisting, 500 milioni per mettere in moto la good company denominata Alba Leasing e la «bad company» chiamata Release. Eppure… «Seguo io personalmente le pratiche più rilevanti per accelerare i tempi. Il portafoglio crediti è stato affidato a un team di collaboratori specializzati. I nostri sforzi si sono concentrati su incagli e sofferenze. I risultati sono già confortanti», assicura Saviotti. Che precisa: «È ragionevole pensare che i 5 miliardi di crediti dubbi di Release si potranno ridurre a 2 miliardi e accanto ci saranno 1,2 miliardi di immobili rientrati nella disponibilità di Verona. Se, poi, sul mercato immobiliare tornerà a fare bel tempo, allora avremo anche dei benefici». C'è da segnalare, infatti, che il Banco Popolare ha da poco firmato un accordo con Giuseppe Statuto per la ristrutturazione del debito verso Italease pari a circa un miliardo di euro e che, grazie a questa soluzione, la banca «entrerà nella disponibilità di alcuni immobili, tra cui uno affittato a Telecom, un altro a Napoli affittato alla Regione Campania e un terzo a Milano in via Manzoni in affitto a Merrill Lynch». Saviotti è sereno, «anche se rimango con i piedi per terra». Non ha mai parlato a vanvera. Piuttosto ha taciuto. Ecco perché desidera che il mercato gli presti la dovuta attenzione: «Sappiamo che cosa c'è in Italease che possediamo al 100%: più di 7 miliardi di attivi, e 7 miliardi di debito che stiamo rimborsando. Nel 2012, pagati i bond, resteranno gli attivi». E ancora: «Sistemata, quindi, la pratica Italease, e con un'economia in leggera ripresa, il Banco può arrivare anche a 6-700 milioni di utile netto. Può farcela perché conosciamo perfettamente che cosa c'è dentro anche in Release. Il Banco è perfettamente in grado di gestire la situazione: sappiamo che cosa fare, abbiamo i mezzi per farlo e la liquidità per fronteggiarla. Per questo dateci la vostra fiducia».

Ritorno alla normalità Un credito personale che Saviotti ha già incassato dai soci del Banco Popolare i quali hanno premiato la lista del presidente Carlo Fratta Pasini con il 95% dei voti (non è entrato nel consiglio di sorveglianza della banca nessun nome della lista 2, quella della minoranza di Banca Viva, che proponeva di tagliare del 10% le retribuzioni dei dipendenti). Erano in 13 mila sabato 24 marzo, a Novara, una platea da record, per festeggiare in assemblea il ritorno all'utile (267 milioni nel 2009) e alla cedola (8 centesimi per azione) del Banco Popolare. «Un segnale di ritorno alla normalità e di riconoscenza nei confronti dei soci già molto penalizzati», ha rimarcato l'amministratore delegato. Infatti. Nel luglio 2007 il titolo della banca era scambiato a 21 euro. All'arrivo di Saviotti a Verona, ne valeva 5,18. Oggi vale 5,1 euro. Il che significa che l'attuale consigliere delegato è riuscito a stabilizzarne il corso e a fermare la caduta precipitosa. L'assemblea ha riconosciuto i meriti a un banchiere che ha saputo rinsaldare la loro fiducia nei confronti dell’istituto. Ora bisogna convincere il mercato.

Dati della trimestrale Dopo l'attivo del 2009, anche i numeri della prima trimestrale sono lì a dimostrarlo. «Il Banco è sano», risottolinea Saviotti, «e lo dimostrerà. Siamo in grado di far fronte alle difficoltà che ci sono. Abbiamo mezzi e competenze per gestire il rilancio». Un gruppo che conferma di sapere produrre reddito. Infatti ha chiuso il primo trimestre consolidato con 77,1 milioni di utile, pur se Italease ha pesato per 23,3 milioni. Escludendo l'apporto negativo di questa banca e le componenti non ricorrenti, il risultato d'esercizio si attesterebbe a 88 milioni. Mentre il gruppo ha riportato proventi operativi per 928 milioni: + 8,7% rispetto al quarto trimestre 2009. La raccolta diretta al 31 marzo 2010 ha raggiunto i 104,3 miliardi e, sempre escludendo quella «palla al piede» che rimane Italease, la crescita è del 9,9% rispetto allo stesso periodo del 2009. Così per la indiretta (+8% a 79,3 miliardi). E gli impieghi: 100,2 miliardi (+6,1%). Le esposizioni lorde deteriorate (sofferenze, incagli, crediti ristrutturati ed esposizioni cadute) nel primo trimestre ammontavano a 13,6 miliardi (+ 2,3% rispetto a inizio anno). In questo aggregato risultavano compresi i crediti originati da Italease per 4,8 miliardi, mentre quelli riconducibili al gruppo ammontavano a 8,8 miliardi. Nel dettaglio le sofferenze risultavano di 4,995 miliardi (3,250 escludendo Italease), nel complesso già svalutate o passate a perdita o ancora coperte da garanzie per il 94% del loro ammontare. In sostanza, le sofferenze nette sugli impieghi netti si sono attestate al 2,89% rispetto al 2,79% dello stesso periodo dello scorso anno. Se questi sono i primi dati, «il 2010», sottolinea l’amministratore delegato, «è in linea secondo le previsioni. Dovremo, quindi, chiudere l'esercizio con qualche milione di utile in più rispetto al 2009». Nessun problema per la patrimonializzazione: dopo il perfezionamento dell'accordo di cessione di Factorit e l'eventuale futura conversione del prestito obbligazionario convertibile soft mandatory di 1 miliardo, collocato in pochi giorni, viene confermato il core tier 1 al 7,3%. I complimenti ricevuti dagli analisti all'illustrazione dei conti dimostrano la credibilità di cui gode Saviotti sui mercati. Quanto al rimborso dei Tremonti bond di 1,4 miliardi, Saviotti ha escluso il ricorso a un aumento di capitale, «e non è escluso che ci possa essere l'opportunità di ripagarlo prima del luglio 2013. Non ci manca la liquidità per farlo. I Tremonti bond ci hanno permesso di svolgere con regolarità e successo la nostra mission di servizio ai territori, ma costano. Dobbiamo programmarci per restituirli il prima possibile». Per raggiungere questo obiettivo, il Banco Popolare tenderà a spingere più a fondo il pedale dell'acceleratore sui conti operativi di tutte le banche del gruppo. «Che si sono dimostrate la grande forza del gruppo tale da darci la maggiore tranquillità possibile». La dimostrazione più palpabile, ricorda sempre Saviotti, «è il ritorno all'utile (30,8 milioni ndr) della Popolare di Lodi dopo cinque anni di perdite». Il 2009, insomma, è stato il primo passo della rincorsa della Lodi ai livelli di redditività delle altre banche della holding. Questo istituto, infatti, ha confermato di essere sulla strada del rilancio chiudendo la prima trimestrale 2010 già con un utile netto di 15 milioni. E, rimarca sempre l'amministrazione delegato, «la rete è radicatissima sui territori. La Popolare di Novara, anni fa, era sull'orlo del fallimento, adesso è una perla» Ecco perché, grazie alle realtà locali che danno il loro valido contributo al gruppo, sarà possibile per il Banco Popolare rimborsare i Tremonti bond forse anche prima del termine stabilito. Certo, avverte Saviotti, l'obiettivo è raggiungile «purché aiutati, anche e ovviamente, ma questo vale per tutti, da una buona dose del cosiddetto "fattore C"».

Sul mercato Si parlava di banche territoriali. Saviotti ribadisce quanto già anticipato da BancaFinanza. «Confermo la trattativa su Caripe e penso che si possa chiudere presto». Il negoziato è con Tercas e il prezzo richiesto potrebbe avvicinarsi ai 250 milioni. «Per le Popolari di Crema e di Cremona», continua l'amministratore delegato, «valuteremo eventuali proposte. Anche gli sportelli siciliani della Popolare di Lodi, se non dovessero raggiungere i risultati che ci attendiamo, potrebbero diventare oggetto di dismissioni. Infine, non abbiamo alcuna intenzione di cedere il Credito Bergamasco, che resta la migliore delle nostre banche. E per quanto riguarda Efibanca, archiviata la trattativa con Barclays, lavoriamo per portarla in positivo e decideremo, poi, quale mission affidarle».

Nessuna notizia anticipata per quanto riguarda, invece, il prossimo piano industriale che sarà presentato al mercato tra la fine di settembre e la fine di ottobre. È ancora da stabilire, però, se il business plan scatterà dal 2010 per concludersi il 2012, oppure dall'anno successivo. Ma Saviotti non ha dubbi che sarà un lavoro ben fatto.

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