Banche big, l’Eba vuole altri 15,4 miliardi

Banche big, l’Eba vuole altri 15,4 miliardi

Eba contro Bankitalia. Nella tarda serata di ieri l’Authority di vigilanza europea ha precisato che i comunicati di Mps, Banco Popolare e, in parte, Ubi non rispettavano lo standard comunitario. Nel rivelare le richieste di patrimonializzazione in base agli aggiornamenti degli stress test, gli istituti si sono - con modalità diverse - lamentati del vincolo stringente di un Core Tier al 9% entro giugno visto che il rischio principale a cui sono esposte è il debito sovrano italiano. Una precisazione che chiama in causa Bankitalia che quei comunicati ha approvato e che, immediatamente dopo, la disclosure dell’Eba aveva puntualizzato che il sistema-Italia è in grado di «reggere a uno shock».
Ma andiamo con ordine. Il buffer chiesto dall’Eba è aumentato dai 14,771 miliardi previsti a fine ottobre per i cinque gruppi più grandi (Intesa, Unicredit, Mps, Ubi e Banco) a 15,366 miliardi. Si tratta dei circa 600 milioni in più per Unicredit, passata da 7,37 miliardi a 7,974, in virtù della maxi-perdita da 10 miliardi nel terzo trimestre connessa alla svalutazione degli avviamenti. La banca guidata dall’ad Federico Ghizzoni, in una nota, ha precisato che con l’aumento da 7,5 miliardi e la ristrutturazione dei 3 miliardi di cashes (validi all’80% come capitale primario) si crea un cuscinetto di capitale aggiuntivo di 1,7 miliardi grazie a un Core Tier 1 del 9,4% già sopra la soglia minima richiesta. Intesa Sanpaolo conferma la propria «adeguatezza patrimoniale» ed è l’unica big italiana alla quale non sia chiesto uno sforzo.
Per le altre piccole variazioni: Mps sale da 3 a 3,26 miliardi, scendono Banco Popolare (da 2,81 a 2,73) e Ubi (da 1,48 a 1,39). Restano, invece, invariate le soluzioni che saranno prospettate a Bankitalia per far fronte al diktat: Mps farà leva sui Tremonti-bond e sulla conversione del prestito «Fresh 2008» in mano alla Fondazione che sta ristrutturando il proprio debito. Le due superpopolari hanno la possibilità di convertire due bond con la differenza che per Ubi non ci sono problemi in caso di anticipo, mentre per il soft mandatory del Banco da 1,1 miliardi, che è out of the money, si dovrà convocare un’assemblea straordinaria per modificare il regolamento e assegnare un numero maggiore di azioni al servizio. La volontà dell’ad Saviotti, che parte da una base del 6,5% e ha già pianificato una serie di azioni (inclusa la cessione del 19% di Agos Ducato), è modificare il prezzo di esercizio e chiederne la computabilità come contingent capital. Unicredit a parte, la volontà comune a tutte e tre (Banco in primis) è quella di evitare di chiedere soldi al mercato.
Poteva andare anche peggio: il buffer imposto dall’Eba in Europa è salito da 106,4 a 114,6 miliardi. Alle banche tedesche sono stati chiesti 13,1 miliardi (5,3 per la sola Commerzbank) a fronte dei 5,2 di due mesi fa. In miglioramento la Francia (da 8,8 a 7,3).
Via Nazionale, dopo la diffusione del comunicato dell’Authority, è subito intervenuta per precisare le modalità di attuazione del programma di rafforzamento. Il sistema«è in grado di resistere a shock sfavorevoli», si legge in una nota nella quale si anticipa che entro il 20 gennaio, sotto la supervisione di Palazzo Koch, gli istituti presenteranno le proprie strategie. Bankitalia, forte del suo ruolo di vigilanza, potrà concordare con l’Eba che parte dell’obiettivo patrimoniale sia conseguito mediante «cessioni di specifiche attività da parte delle banche», purché non abbiano impatti negativi sulla capacità del sistema bancario di finanziare le economie ma si configurino come semplici trasferimenti a terzi. In seconda battuta, si procederebbe con eventuali aumenti. Insomma, l’ipotesi di un euro-default è un una tantum e non si può interrompere l’erogazione del credito per l’economia reale che in questa fase assume una valenza più che fondamentale.


Ecco perché non sfuggono le sollecitazioni giunte dal dg dell’Abi Giovanni Sabatini che ha scritto al presidente Eba Andrea Enria per mettere in evidenza le distorsioni nel computo degli attivi ponderati per rischio. E non sorprende pertanto che sia il Banco che Mps, la banca presieduta dal numero uno Abi Giuseppe Mussari, abbiano messo in questione i parametri comunitari.

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