Economia

Banche, imprese italiane le più «tartassate»

Le imprese italiane hanno pagato quattro miliardi di euro in più sugli interessi dei prestiti rispetto alle aziende francesi, 2,8 miliardi in più rispetto a quelle tedesche e 1,4 miliardi in più rispetto alle spagnole. Si tratta dell’ultima tra le rilevazioni sui vari aspetti del cosiddetto credit crunch, la stretta creditizia, che penalizza soprattutto le piccole e medie imprese nazionali.
Sono questi i risultati di uno studio sull’erogazione del credito messo a punto dall’ufficio studi degli artigiani di Mestre (la Cgia), nel periodo più drammatico della crisi finanziaria ed economica. Vale a dire dal fallimento della Lehman Brothers del settembre 2008 (inizio della fase più acuta della crisi) fino al mese di marzo scorso (ultimo dato disponibile). I tassi di interesse applicati dalle banche italiane, in particolar modo per i prestiti a breve termine, hanno penalizzato le nostre imprese in maniera più pesante rispetto a quelle europee. La Cgia ha ipotizzato che l’esposizione bancaria delle imprese italiane registrata nel periodo preso in esame (pari a 952 miliardi) sia la stessa in tutti i Paesi dell’Europa dei 15. Dopodiché si sono confrontati i costi che le imprese hanno dovuto far fronte a seguito del tasso di interesse medio applicato in ciascun Paese. Risultato: «Le aziende italiane - commenta Giuseppe Bortolussi, segretario degli artigiani mestrini - hanno subito contraccolpi economici che non hanno eguali tra i principali competitori economici europei. A parità di impieghi erogati dalle banche nel periodo preso in considerazione, in Italia il maggior costo complessivo sostenuto dalle aziende italiane rispetto alla media Ue dei 15 è stato di 2,1 miliardi. Ma rispetto alle imprese francesi i nostri imprenditori hanno pagato 4,1 miliardi in più; 2,8 miliardi di euro il differenziale a nostro svantaggio rispetto a quelli tedeschi e 1,4 miliardi quello registrato con i colleghi spagnoli».
Una differenza che, sostiene ancora la Cgia, trova conferma anche dall’analisi dell’efficienza dei nostri istituti di credito in confronto con quelli dei principali Paesi Ue. In Italia le percentuali minime di spese di commissione e accessorie a carico delle piccole e medie imprese sul prestito richiesto sono tra le più elevate. Infatti, se in Italia il costo mediamente è pari al 4,8% del prestito richiesto, in Francia e Spagna dell’1% e in Germania solo dello 0,5%. Se invece prendiamo come parametro di riferimento i giorni necessari per la valutazione della pratica e l’attivazione del prestito alle Pmi, l’Italia è sempre fanalino di coda tra i big dell’Ue: nel nostro Paese sono necessari mediamente 19 giorni, in Francia e Spagna 4 e in Germania solo due. «Se teniamo conto che le sofferenze delle imprese italiane sono state anche negli ultimi mesi pressoché stabili - conclude Bortolussi - l’inefficienza del nostro sistema creditizio si scarica soprattutto su quelle di piccole dimensioni che, come sappiamo, sono indebitate prevalentemente a breve. Tuttavia, non si può solo denunciare ciò che non va.

È giusto anche sottolineare che i nostri istituti di credito sono, tra quelli europei, i meno coinvolti dagli effetti nefasti della crisi finanziaria partita dagli Usa».

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