ROMA - Sono almeno una decina gli istituti di credito italiani finiti nel mirino della procura di Roma per i rapporti finanziari avviati con l'Istituto Opere di religione (Ior), la banca del Vaticano: chi indaga vuole verificare se ci siano irregolarità in materia di norme antiriciclaggio.
Le indagini condotte dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Rocco Fava risalgono a più di un anno fa dopo l'individuazione di presunte anomalie riguardanti uno o più conti correnti, nella titolarità dello Ior, aperti in una filiale della Banca di Roma (ora Unicredit). Depositi sui quali sarebbero transitati almeno negli ultimi anni decine di milioni di euro.
Gli inquirenti vogliono identificare gli autori delle operazioni e i titolari dei depositi. Si tratta, infatti, di conti sconosciuti e schermati, spesso indicati con un nome in codice. I militari del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza avrebbero già scoperto qualche caso fittizio di destinatario dei conti.
Il procedimento penale è ancora contro ignoti e non riguarda lo Ior: la magistratura italiana, infatti, non ha competenza ad indagare sulla banca vaticana e potrebbe, al massimo, avviare una rogatoria sul cui esito positivo nessuno è pronto a scommettere.
A segnalare agli investigatori la possibile non trasparenza della titolarità dei conti correnti era stata l'Unità di informazione finanziaria, struttura di «Financial intelligence» della Banca d'Italia.
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