È la resa dei conti per il destino della Carlo Tassara, la holding dove Romain Zaleski ha stipato ingenti pacchetti azionari di alcuni gangli vitali di Piazza Affari a fronte di 5,5 miliardi di debiti. Ieri notte lultimo, estenuante braccio di ferro tra le banche e il finanziere franco-polacco da sempre vicino al presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, dopo lultimatum lanciato sabato da Unicredit. Pronto fin da questa mattina a «richiamare» le linee di credito in scadenza concesse al finanziere se non sarà individuata una soluzione di mercato.
In ogni caso ieri le banche sono tornate al tavolo con la speranza di trovare una via duscita entro oggi. Accantonato il cosiddetto «piano A» perché respinto da Zaleski, lipotesi di lavoro non prevede più limmissione di mezzi freschi da parte degli istituti ma dovrebbe continuare ad assicurare 12-18 mesi per vendere il castello di partecipazioni della Tassara. Il tempo necessario per attendere che la Borsa si riprenda dalla crisi finanziaria internazionale e per non fare precipitare sul mercato pacchetti strategici per gli equilibri della grande finanza italiana come il 5% della stessa Intesa Sanpaolo, il 2% di Generali e Mediobanca oltre al 10% di Edison. La soluzione potrebbe quindi essere una sorta di «piano A rivisto», di cui ieri era però ancora tutta da scrivere la forma «tecnica». Comprese le compensazioni a favore delle banche, tra le quali prosegue la richiesta di dividere a metà con Zaleski le plusvalenze eventualmente realizzate dalla Tassara quando cederà le partecipazioni in garanzia. Molto più del 30% che, secondo alcune ricostruzioni, propone il finanziere. Un punto, quello della divisione delle plusvalenze, su cui si era arenato il «piano A» che avrebbe visto le banche italiane subentrare per altri 1,3 miliardi allinglese Rbs e alla francese Bnp Paribas. Zaleski lha però rifiutato, chiedendo «una moratoria» degli interessi (in sostanza di congelarli) e tre mesi di tempo per smobilizzare le azioni date in pegno ai due istituti esteri, tra cui figura il 3% di Intesa Sanpaolo. Una quota difficile da «sistemare» per Ca de Sass soprattutto se sommata al 5% che deve cedere il Crédit Agricole, lex partner internazionale di Intesa che ora controlla Cariparma.
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