Banche, la stretta sul credito pesa sugli utili

Banche, la stretta sul credito pesa sugli utili

La prima contromisura - e anche la più ovvia - che le banche possono adottare per fronteggiare i venti di recessione nell’area euro è la riduzione del credito. In termini tecnici si chiama deleveraging, ovvero «riduzione della leva finanziaria». A una minore assunzione di rischio nell’erogazione di prestiti corrisponde, tuttavia, una minore possibilità di introito legata allo spread applicato tra denaro raccolto e denaro prestato.
I principali uffici studi delle grandi case d’affari stanno già studiando la possibile evoluzione dello scenario. L’ultima in ordine di tempo è stata ieri Morgan Stanley.
I dati di Bankitalia consentono di toccare con mano il cambiamento in atto (ieri sono stati diffusi il supplemento Moneta e banche e il comunicato sulle principali voci dei bilanci). I prestiti alle famiglie nel mese di ottobre sono aumentati del 4,3% su base tendenziale, ma in rallentamento sia rispetto a settembre (+4,5%), sia nei confronti dello stesso mese dell’anno scorso. Gli impieghi destinati alle imprese continuano a evidenziare un buon andamento (+5,3%), in aumento sia sull’anno, sia sul mese.
Nel periodo in cui gli spread tra Btp e Bund, segnalano i tecnici del governatore Ignazio Visco, hanno cominciato la corsa verso l’alto, gli istituti hanno iniziato a ridurre l’esposizione verso le famiglie. Anche perché la raccolta ha mostrato una battuta d’arresto: con una contrazione dei depositi (-0,6%) compensata dal ricorso alle obbligazioni (+5,5%). In aumento i costi: il tasso medio sui depositi è dell’1%, mentre quello sui bond al 4,05. Tutto ciò avviene in un contesto nel quale l’interbancario italiano si è «asciugato» scendendo a ottobre a 382 miliardi a fronte dei 507 miliardi dello stesso mese del 2010. In aumento del 38% le sofferenze lorde a 102,7 miliardi di euro (65% ascrivibile alle imprese).
Tenendo conto dell’ormai sicura recessione nel 2012 e delle richieste dell’Authority europea Eba di rafforzamento del patrimonio, gli analisti hanno cominciato a usare le forbici sugli utili previsti nel prossimo biennio. Morgan Stanley ha ridotto del 7-9% le stime sui profitti 2012-2013.
La previsione di Morgan Stanley indica in 1-1,2 miliardi di euro i prestiti a rischio per le banche europee analizzate con conseguente ricaduta negativa sull’economia reale. Ma anche sui conti economici delle banche perché meno prestiti significa meno margini e quindi meno utili e quindi ritorno sul patrimonio netto (-400 punti base il potenziale calo nel 2013). Ovviamente a beneficiarne sarebbe il Core Tier 1 - la media europea è attesa in aumento di 130 punti al 10,7% - giacché il patrimonio sarebbe «ripulito» dagli asset rischiosi. Considerato che molte sono ancora sotto il 9% ulteriori aumenti di capitale non sono esclusi.
Di qui il taglio di tutti i prezzi obiettivo degli istituti italiani dei quali nessuno ha un giudizio d’acquisto. La migliore con un rating «equalweight» è Intesa Sanpaolo in un’ottica che privilegia i campioni nazionali quale la Banca dei Territori guidata dal dg Marco Morelli. Il target però scende da 1,5 a 1,4 euro.

Tagli consistenti anche per i prezzi di Unicredit, nonostante l’impegno dell’ad Federico Ghizzoni, da 0,9 a 0,55 euro e per Mps (da 0,4 a 0,25 euro), Scure anche sul Banco Popolare dell’ad Pier Francesco Saviotti (da 1,1 a 0,6 euro), su Bpm (da 0,4 a 0,25 euro) e per Ubi Banca (da 2,5 a 2 euro). In calo anche il target di Mediobanca (da 5,4 a 4,955 euro).

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