Generali-Natixis in freezer. Donnet in cerca di strategia

Il cda del Leone temporeggia dopo la cancellazione dei 50 milioni di penale nel caso di un passo indietro

Generali-Natixis in freezer. Donnet in cerca di strategia
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I vertici delle Generali prendono tempo e non scoprono ancora le carte sul futuro dell'operazione Natixis. Ieri il cda del Leone si è riunito proprio per fare il punto sullo stato del piano per la creazione del secondo gestore patrimoniale europeo annunciato ormai otto mesi fa (a ridosso della scadenza dell'attuale management di Trieste, poi in parte riconfermato). Per prevenire il danno economico dall'eventuale ritiro del gruppo italiano è stato intanto raggiunto il consenso da entrambe le parti di togliere la penale da 50 milioni prevista in caso di un passo indietro di uno dei due soggetti. Bocche cucite sulla discussione tenuta dal board di ieri. Ma l'ipotesi che circola in ambienti finanziari è che il ceo Philippe Donnet voglia tenere il dossier Natixis fermo sul tavolo come una sorta di feticcio o amuleto nel caso in cui tra qualche tempo non riuscisse a concordare un passaggio di consegne morbido e senza strappi dopo la conquista dell'azionista di controllo Mediobanca da parte del Monte dei Paschi. Del resto, non c'è fretta: prima Siena deve occuparsi dell'assetto del futuro cda di Piazzetta Cuccia, partendo dalla scelta del suo traghettatore e poi del suo timoniere, e nel medio termine dovrà lavorare all'organizzazione del nuovo polo. Insomma, non c'è fretta e ci vorrà tempo prima che venga aperto il cantiere di una nuova governance del Leone, il cui board scadrà nel 2027. Di eventuali cambiamenti al vertice si discuterà semmai più avanti, quando gli equilibri saranno più chiari. Nel frattempo, i vertici francesi di Bpce che controlla Natixis nei giorni scorsi, hanno sottolineato che le trattative si sono prolungate perché bisognava attendere la stabilizzazione dell'azionariato di Generali ma restano aperte con la speranza di «convincere le autorità italiane della rilevanza del progetto per la sovranità del Paese». Il riferimento è al Golden Power che potrebbe essere utilizzato dal governo in caso di firma dell'accordo. Sul tema prima dell'estate Donnet aveva assicurato che non ci sarebbe stato alcun muro contro muro con l'esecutivo. Di certo, i soci Caltagirone e Delfin si sono opposti sin da subito all'affare Natixis. Così come la preoccupazione di Palazzo Chigi è che i risparmi degli italiani possano essere ceduti a un controllo straniero.

Proprio ieri il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se avesse un'obiezione politica ad una eventuale fusione tra i francesi del Crédit Agricole e Bpm: «Io non ho obiezioni politiche, io ho una legge che devo far rispettare. E ciò vale per tutti». E dunque, la quella legge vale anche per Natixis.

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