Mediobanca, manager all’incasso

Via libera del Cda a convertire in denaro i bonus assegnati in azioni

Mediobanca, manager all’incasso
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Mentre il periodo di adesione all'Offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca prosegue, in entrambi gli istituti il lavoro per prevalere nella contesa o comunque rendere la vita difficile all'altro non si ferma. In tal senso, il Consiglio d'amministrazione di Piazzetta Cuccia ha approvato per un centinaio di manager apicali, e per tutti i destinatari di performance share e di piani di incentivazione, la possibilità di accelerare l'incasso della parte di compensi percepita in azioni. In particolare, spiega Mediobanca in un passaggio del documento di risposta all'offerta di Mps, è stato concesso di riscattare in denaro, per un significativo impatto a conto economico di 90 milioni di euro, la parte di remunerazione in azioni (per un massimo di 7,2 milioni di titoli). Pertanto, a fine settembre quando potrebbe essere ormai arrivata a compimento l'Offerta pubblica di scambio lanciata dalla banca guidata da Luigi Lovaglio, le prime file manageriali di Piazzetta Cuccia incasserebbero pro rata e in contanti la loro quota del Long-Term Incentive Plan 2023-2026 già maturata, rispetto alle scadenze originarie che incidevano nel periodo compreso tra il 2027 e il 2032.

La decisione è stata presa nell'ambito del comitato interno per le remunerazioni, presieduto da Vittorio Pignatti Morano e nel quale siedono i consiglieri esecutivi e indipendenti Mana Abedi, Maximo Ibarra, Sabrina Pucci, Angel Vilà Boix. Alla luce di questo quadro, in autunno uscirebbero dalle casse decine di milioni di euro con la possibilità che molte figure di vertice, una volta incassato in anticipo il bonus previsto per le loro performance, decidano di uscire dal gruppo impoverendo di competenze dirigenziali quella che potrebbe essere il futuro istituto aggregato Mps-Mediobanca.

Il funzionamento di tale meccanismo è spiegato nel documento ufficiale di Mediobanca «Performance share compensations scheme 2024-2025» approvato dall'assemblea dei soci il 28 ottobre 2024. In pratica, si spiega che «Se si verificano eventi straordinari» che incidano su «cambiamenti materiali nella proprietà del Gruppo (cambio di controllo), il piano di performance share può essere rivisto e/o abolito a discrezione del Consiglio di Amministrazione, previa consultazione con il Comitato delle Remunerazioni». Si spiega, poi, che se il Cda intepreta la transazione come «ostile» (lo ha già fatto), è possibile una «liquidazione anticipata pro rata, in contanti, se l'offerta pubblica di acquisto ha successo». In poche parole, se l'Ops di Montepaschi il prossimo 8 settembre avrà successo, i destinatari delle performance share potranno incassare in anticipo sui tempi inizialmente stabiliti quanto da loro maturato.

Insomma, una facoltà che pare in effetti prevista, ma che certamente se esercitata nell'ambito di una situazione in cui Mediobanca è soggetta alla passivity rule potrebbe far alzare più di un sopracciglio dalle parti di chi poi si troverà a prendere il controllo di un'azienda con un patrimonio intaccato e, peggio ancora, con un chiaro incentivo ai manager a uscire subito dal gruppo dopo aver incassato una cifra comunque importante. Un aspetto, questo, che potrebbe certo complicare la delicata fase di transizione che seguirebbe qualora l'offerta di Mps dovesse andare a segno.

Intanto, giovedì l'istituto di Piazzetta Cuccia presenterà i conti per l'intero esercizio 2024-2025 che, secondo gli analisti, dovrebbero indicare un utile

netto di 1,326 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 1,27 miliardi dell'esercizio precedente, dopo profitti nel quarto trimestre per 333 milioni, in lieve rialzo rispetto ai 327 milioni dell'analogo periodo del 2024.

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