Politica economica

Abi, la banche all'attacco: "Dubbi di incostituzionalità sulla tassa extraprofitti"

In audizione al Senato, il direttore generale Sabatini ha criticato la decisione del governo, sottolineando la penalizzazione che gli istituti bancari italiani subirebbero rispetto ai concorrenti europei

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Le banche vanno al'attacco del governo sulla tasse sugli extraprofitti. Il direttore generale dell’Abi (Associazione bancaria italiana) Giovanni Sabatini, nel corso della sua audizione al Senato sul dl Asset, ha sollevato il dubbio di incostituzionalità della norma: “L’onere in discussione dovrebbe ritenersi deducibile ai fini Ires e Irap; se così non fosse, vi sarebbe un improprio aggravio impositivo a danno dei soggetti passivi”, il che non sarebbe in linea con il principio di capacità contributiva espresso nell’articolo 53 della Costituzione. Il direttore generale, inoltre, ha ricordato il precedente della Robin Tax, che prevedeva l'applicazione dell'Ires sulle società operanti nel settore energetico e giudicata incostituzionale dalla Corte.

Sabatini critica anche il processo decisionale: “La mancanza di un confronto diretto con l’Abi sull’introduzione dell’imposta straordinaria una tantum ha provocato sui mercati un impatto solo parzialmente poi attenuato”. La decisione di tassare gli extraprofitti, secondo il direttore generale, avrebbe creato un vulnus alla fiducia nel mercato finanziario italiano. Inoltre, Sabatini ritiene che “ingiustificate penalizzazioni del settore bancario determinerebbero una minore capacità di accantonamenti prudenziali, di finanziamento alle imprese e alle famiglie e limiterebbero l’interesse degli investitori verso il settore bancario italiano”. Un effetto, questo, che si rifletterebbe sull’intero mondo economico del nostro Paese.

Il direttore generale di Abi sottolinea il fatto che la sua associazione respinge il concetto stesso di extraprofitti degli utili nel settore bancario, poiché “l’extraprofitto si riferisce a una situazione specifica, quella in cui un’impresa godendo di una posizione di monopolio od oligopolio può fissare il prezzo dei suoi prodotti ricavando un profitto superiore a quello determinabile in un mercato concorrenziale”. Questa situazione sarebbe assente nel mondo delle banche, in forte competizione nell’intera area euro. Sabatini, inoltre, ritiene che la retroattività prevista dal provvedimento, che si riferisce anche agli anni 2021 e 2022, incida “sulla certezza del diritto” e che sia “in contrasto con i principi e i criteri di certezza, irretroattività, programmabilità cui si ispira la delega fiscale pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto”.

In conclusione al suo intervento, il direttore generale di Abi chiede che i titoli di stato vengano esclusi dal computo dell’imposta. Spiega che il margine di interesse con cui è calcolata la tassa “non si compone solo del differenziale tra tassi attivi e passivi ma anche di rendimenti da investimenti in titoli di Stato la cui remunerazione non è fissata dalle banche”.

Per questo, ritiene che “il sostegno degli istituti bancari al collocamento dei titoli del debito pubblico riveste un ruolo fondamentale”.

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