Banchetti in piazza per firmare "Lasciateci votare Roberto"

I Formigoni boys e i giovani padani fianco a fianco chiedono il diritto di scegliere il loro candidato alla presidenza del Pirellone

Una chiamata alle armi. Una macchina organizzativa istantanea. Il tempo, per Pdl e Lega, di prendere la decisione - raccogliere le firme contro l’esclusione del listino di Roberto Formigoni - e voilà sono tutti in piazza a raccogliere firme. Rigore - questa volta - la parola d’ordine. E via, foglio della raccolta firme in mano, parlantina veloce e convincente e si sparpagliano tra piazza San Babila, corso Vittorio Emanuele fino al Duomo per sensibilizzare i lombardi sulla questione democratica. «Vi sembra giusto che Formigoni non possa partecipare alle elezioni per un timbro?» chiedono ai passanti. Discutono, argomentano, strappano un sorriso, e una firma. Sono i Formigoni boys, studenti della Statale, della Cattolica, della Bocconi, Politecnico che, con un velocissimo passa parola, sono corsi in piazza per dare una mano al loro candidato. Gomito a gomito con i «giovani padani» armati di fazzoletto verde e foglio per la sottoscrizione. Centinaia di giovani in piazza a sventolare bandiere e striscioni, a urlare in coro «Roberto, uno di noi». Non siamo capaci di raccogliere le firme? Ecco la dimostrazione. Obiettivo: arrivare a quota 3mila in tre giorni. «Sono ottimista - commenta Mario Sala, candidato al consiglio regionale - fino a ieri eravamo i "baluba" incapaci di presentare le liste, ora per strada ci dicono non mollare. Ci chiamano per chiederci "cosa dobbiamo fare? Andiamo sotto il tribunale?"». Difficile tenere a freno il popolo della libertà che di farsi emettere da parte nella competizione elettorale per un timbro quadrato, proprio non ci sta. «Vogliamo consegnare la Lombardia a una sinistra incapace di catturare voti, che sono la vera espressione della democrazia?» urla nel megafono Marco Osnato, vicecoordinatore cittadino del Pdl.
I milanesi continuano ad arrivare in piazza, con il documento di identità in mano. Una signora si allontana sconsolata dal gazebo: «Io la buona volontà ce l’ho messa... ». Che succede? «Non mi hanno fatto firmare con la tessera dell’Atm, volevano la carta di identità. Spero di riuscire a tornare domani». Nel frattempo mentre si alternano i cori da stadio «ora e sempre, Roberto presidente», «lasciateci votare Roberto presidente» arrivano altri tavoli, gazebo e sedie. «Siamo qui - spiega Giulio Gallera, capogruppo Pdl in Comune - per testimoniare che a nessuno è consentito impedire il regolare svolgimento delle elezioni. Tanto che, nei controlli, stiamo riscontrando che c’è stato un eccesso di formalismo nei confronti del Pdl e invece la stessa misura non è stata applicata nei confronti di altri partiti».
Si passano il megafono Alessandro Fede Pellone, consigliere comunale del Pdl, l’assessore alla salute Gianpaolo Landi di Chiavenna, l’assessore regionale alla protezione civile, Stefano Maullu, Nicolò Mardegan, consigliere provinciale, Giovanni Bozzetti, presidente di Infrastrutture lombarde spa. «Al di là della forma - chiosa Matteo Salvini, capogruppo della Lega a Palazzo Marino - conta la sostanza: dare una scheda elettorale con tutti i simboli a milioni di lombardi».


«Stiamo valutando se affiggere dei manifesti listati a lutto “Salvate la democrazia”» conclude Sala, che invita tutti «a firmare nei gazebo di tutti i comuni lombardi per tutto il weekend». Perché queste altre 3mila firme contano, ancora di più.

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