La band che ha inventato lo show da ascoltare in "3D"

La testa è al centro del palco che ci fissa. Bianca, quasi fosse d'avorio. Bisogna osservarla bene. Quando caleranno le luci e i Crackerjack cominceranno il loro show, diventerà la testa di tutti noi spettatori. Sentiremo quello che sente lei, anche se siamo a più di dieci metri dal palco. La Dummy Head infatti non è altro che un olofono. Un microfono, cioè, capace di riprodurre un suono in modo praticamente identico a quello percepito dall'orecchio umano. Uno strumento usato, fino a oggi, solo nei laboratori musicali per le registrazioni. Ma grazie a delle cuffie comuni, l'evento è stato finalmente replicato davanti a una platea. Per capire meglio di che si tratta, basta un paragone: è un po' come nel cinema 3D. Ma qui al posto di vederci in mezzo al film, sarà solo il nostro orecchio a essere immerso nello spettacolo per mezzora abbondante. L'effetto è davvero sorprendente. Chiudendo gli occhi, sembra di udire un tamburo dietro di noi. Ma se li riapriamo ci accorgiamo che il musicista sta picchiando con foga sul palco. E poi, quando uno dei musicisti sul palco sfoglia un quotidiano appena dietro alla finta testa, pare proprio che uno spettatore dietro di noi si stia leggendo il giornale. Una sensazione unica.
È il primo esperimento di questo tipo eseguito dal vivo e con una platea. I Crackerjack, il collettivo di cinque giovani musicisti che si dimena sul palcoscenico, lo chiamano concerto «binaurale». L'idea per lo show è venuta quasi per caso. Due dei componenti del gruppo, studiando per la tesi di laurea, si sono imbattuti nel Lim (il Laboratorio di informatica musicale della statale) e lì hanno avuto il primo contatto con la «testa». Rimanendone totalmente affascinati.
Un po' come successe in passato a maestri del calibro di Herbert von Karajan e i Pink Floyd. Anche loro sperimentarono infatti l'olofonia. Ma solo in laboratorio. Nessuno si spinse a testarla direttamente davanti al pubblico. «La difficoltà sta nel trovare la giusta distanza tra noi e la testa quando si suona. Bisogna studiare i settaggi alla perfezione. Un lavoro davvero certosino. Solo con un assetto corretto si può far sì che l'ascoltatore colga il meglio di questa esperienza», dice Salvatore Salerno, membro dei Crackerjack. Non a caso lo spettacolo andato in scena nell'aula magna della Statale (ma probabilmente presto in replica e riprodotto anche in cd e video) si intitola About the Head. Perché i cinque componenti della band milanese si muovono e ruotano intorno alla testa suonando solo strumenti acustici e oggetti di uso comune.

Dalle scatole alle pentole. Così anche il suono sembra rimpallare nelle nostre orecchie da destra a sinistra e viceversa. E c'è da ammettere che funziona, tra note pop suonate con maestria dal gruppo ed effetti studiati appositamente.

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