A raccontarla, la vita di Bob Krieger sembra un romanzo dove non mancano i colpi di scena. «Mi stupisco ogni giorno di qualcosa», commenta il celebre fotografo mentre cammina tra le sale di Palazzo Reale che ospitano la sua personale «KRGR. Ricordi tra fotografia e arte» (fino all'11 settembre, catalogo Leonardo International). Vi sono esposte foto, ritratti e opere d'arte di una lunga carriera che Pietro Addis, curatore della mostra, ha sintetizzato mettendo ordine nel magmatico (e disordinato, per ammissione dello stesso Krieger) archivio del maestro dell'obbiettivo.
Bob Krieger (italiano, a dispetto del nome) è molto più dell'uomo presente dietro la macchina fotografica che ha immortalato, dagli anni Settanta a oggi, i volti più famosi del pianeta. È molto di più delle numerosissime copertine di moda che ha conquistato (da Vogue ad Harper's Bazar e, per tre volte, Time), imprimendo sulla pellicola fotografica uno dei momenti più vitali della moda italiana, quando gli stilisti andavano alla conquista dell'America lanciando il Made in Italy contro il perfezionismo francese e le modelle erano dive in carne e ossa, non inconsistenti manichini anoressici.
In questa mostra Bob Krieger ha voluto raccontare anche il lato meno noto di se stesso, e forse a questo si deve la scelta di titolare la mostra «KRGR», ovvero il suo nome senza vocali, limato e ripulito dall'eccesso. Ecco perché, nel percorrere le diverse stanze, accanto ai celebri ritratti dei grandi della terra (da Bill Gates all'Avvocato Agnelli) sono esposte anche le più recenti opere di arte contemporanea. «Nascono tutte da vecchie foto recuperate», spiega l'artista, che nella sua ultima produzione mescola tempera, scultura e fotografia prediligendo una pittura materica, spesso con fondo in oro, che rimanda alla tradizione viennese di Klimt, come nella recente tela Nostalgia. Si passa così dall'immagine dell'effimero (la moda) a una pittura fatta di materia intrisa dei ricordi di una vita che, dicevamo, è davvero fuori dal comune.
Bob Krieger nasce infatti ad Alessandria d'Egitto 75 anni fa: «Dopo la guerra è stato un periodo duro, ma l'Egitto è un Paese caldo, sognante e tutto appariva meno doloroso - racconta oggi -. Questo romanticismo del Vicino Oriente mi è sempre rimasto addosso». Poliglotta, figlio di una siciliana («che parlava solo francese») e di un prussiano («che si esprimeva in inglese»), nipote di Giuseppe Cammarano, grande pittore della scuola napoletana del Settecento che contribuì a edificare la Reggia di Caserta (un quadro dell'avo apre il percorso della mostra), il piccolo Bob Krieger cresce nell'atmosfera cosmopolita della corte di Re Farouk, con Jolanda di Savoia che gli faceva da istitutrice per il cavallo. Giovanissimo, arriva a Milano con la macchina fotografica al collo e incontra «una banda di matti»: il riferimento è ai giovani Gianni Versace, Giorgio Armani e Gianfranco Ferrè. «Milano è stata molto generosa con me», commenta. Da allora il connubio con la moda è stato sempre più intenso, come testimoniano le foto in mostra dedicate a stilisti (da Missoni a Prada) e modelle (le splendide Veruska, Clarissa Bart, Linda Evangelista).
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