Bandiere come figurine: ne ruba due al tribunale

Ai poliziotti di guardia al tribunale, che l’hanno fermata mentre stava sistemando l’insolito bottino nella borsetta, Carmela ha confessato subito che il suo non era un furto, ma il semplice tentativo di completare una collezione. La sua collezione. Di bandiere. Sì, perché Carmela, giovane originaria di Avellino, ma felicemente trapiantata alla Spezia, ha sempre fatto come con le figurine Panini: «Celo, celo, mi manca. Voglio avere in casa i vessilli di tutti i Paesi del mondo e di tutte le organizzazioni internazionali. Ma in buone condizioni, mi raccomando. Come fossero fior di conio, anzi, di sartoria».
Come fare a resistere, allora, di fronte a quei due magnifici esemplari - uno tricolore, l’altro dell’Unione europea - esposti nel giardino di Palazzo di giustizia, che parevano appena usciti dalla fabbrica, ancora profumanti di fresco?
Difatti lei non ha resistito nemmeno un istante: s’è appostata davanti ai cancelli dell’edificio, ha approfittato di un momento di distrazione dei guardiani, ed è scattata decisamente verso i pennoni. Manovra attuata con destrezza: l’ammaina bandiera è riuscito meglio a lei che ai cadetti dell’Arsenale. Pochi secondi, e i due vessilli sono finiti in borsa.
Ma a quel punto sono arrivati gli agenti, che da lontano avevano assistito, increduli, al blitz. «Signorina, che fa?». «Non lo vede? Mi prendo le bandiere». «Ma non si può, è proibito».

«E allora, mi spieghi lei, per favore, come faccio a completare la collezione. Con queste due in borsetta, ormai mi manca solo il drappo del Venezuela. Ma è un casino: sa, con quel Chavez presidente che si ritrovano loro, ogni giorno cambiano bandiera...».

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