Bandiere sovietiche e titine a Trieste: il sindaco non ci sta

Bandiere rosse, vessilli della vecchia Yugoslavia di Tito (nella foto) e addirittura della defunta Unione sovietica sventolavano fino a ieri sul Carso triestino e alla periferia del capoluogo giuliano. Un’usanza desueta delle frazioni di Trieste abitate dalla comunità slovena. Si comincia con il 25 Aprile per arrivare al Primo maggio e quest’anno si va ancora avanti nel rimpiangere il comunismo. Ieri mattina a Longera, alla periferia di Trieste, restava esposto il grande striscione rosso: «Zivel 1 Maj» (Viva il Primo maggio). Nell’unica strada che attraversa la zona sono state tirate delle corde per appendere decine di bandiere rosse. Così gli automobilisti sono costretti a passarci sotto.
Sull’altopiano carsico è andata peggio. A Prosecco, su un monumento dedicato ai partigiani, sventolava anche la bandiera del Fronte di liberazione sloveno. I tagliagole di Tito terrorizzarono Trieste per 40 giorni a guerra finita. Un cittadino del luogo ha appeso alle finestre una bandiera con la stella rossa della Yugoslavia e addirittura un’altra con la falce e martello della sepolta Urss. Quale sia la relazione con la festa dei lavoratori del Primo maggio non è chiaro. Il sindaco di centrodestra, Roberto Dipiazza, che ha fatto un giro sul Carso, non ci ha visto più. «Sono fuori dal tempo. Ho dato ordine di toglierle immediatamente. Il prossimo anno emetterò un’ordinanza per fissare i tempi dell’esposizione delle bandiere» ha tuonato Dipiazza.


Ieri nella frazione di Prosecco hanno ammainato i vessilli rossi, ma sembra che resistano da altre parti come a Basovizza e Longera. Il Comune è intenzionato a mandare i vigili urbani a tirarli giù. Su Facebook sono già 787 i membri di un gruppo «Contro le bandiere rosse che imbrattano l’altipiano triestino!!!».

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