Lipari - È già stato, è e sarà il film delle polemiche. Da qui a Natale, quando uscirà il 17 dicembre, passando per il festival di Venezia dove, questa la notizia, sarà in programma fuori concorso i primi di settembre. Impossibile quindi non fare i conti con Vallanzasca - Gli angeli del male. Ne è molto consapevole lo stesso regista, Michele Placido, che, anticipando le polemiche, riesce - come sempre - a crearle: «Sia chiaro: non è un film contro i poliziotti bensì contro Vallanzasca». Ma, l’altra sera, non appena sceso dal palco della tradizionale presentazione a Lipari del listino della Fox che ha proiettato i primi 15 minuti del film in anteprima, viene subito smentito dallo stesso protagonista Kim Rossi Stuart: «Non vorrei creare una polemica interna ma io non ho fatto un film contro nessuno». Segue breve siparietto con Placido urlante senza microfono dalla platea appena riguadagnata: «Certo, dico solo ai moralisti “statevi buoni”, se è un film contro qualcuno è contro Vallanzasca». Non contento, appena finita la proiezione, se la prende pure con Osvaldo De Santis, capo della Fox che distribuisce il film e partecipa all’imponente produzione (7 milioni e mezzo di euro in gran parte della Cosmo Production di Elide Melli e una piccola partecipazione dei francesi della Babe Film): «Questo vostro montaggio non tiene conto del lavoro straordinario fatto sul piano psicologico del personaggio: un cervello criminale sezionato in carcere dove si svolge la maggior parte del mio film». Mentre il lungo trailer, particolarmente incalzante e invitante per il pubblico (ma come potrebbe essere altrimenti?), è tutto un susseguirsi di rapine, sparatorie, morti ammazzati, sangue a gogò, con scritte apodittiche («La banda è la tua famiglia e la famiglia non si tradisce») e con la voce fuori campo perfettamente meneghina di Rossi Stuart/Vallanzasca: «Non posso negare di avere fatto disastri, ma non sono cattivo ho solo il lato oscuro un po’ sviluppato».
Questa la sola cronaca del clima, del film e della sua anteprima per estratti, figuriamoci cosa accadrà quando passerà sotto i riflettori veneziani. Così se da un lato Placido si definisce un «arbitro di fronte alle vittime e alla società», dall’altro alcune parole finiscono per diventare ambigue, comunque ammantate d’un certo romanticismo: lato oscuro, angeli del male... Perché l’aria che si respira, sentendo parlare i protagonisti del film ancora in attesa di essere esaminato dalla commissione della Direzione Generale per il Cinema per il contributo dello Stato (dopo i problemi procedurali del dicembre scorso relativi alla Cosmo Production che Elide Melli oggi assicura essere completamente superati), è quella di una sorta di fascinazione per il personaggio del bel Renè. Così se Kim Rossi Stuart ha frequentato per mesi Vallanzasca tanto da «assorbire in un lungo percorso una serie di situazioni molto lontane dalla normalità», Elide Melli lo fa dal lontano 2006: «All’inizio era impaurito perché sapeva che nella sua vita avrebbe visto un solo film su se stesso ma poi ha conosciuto Placido e s’è fidato». Poi è arrivato il momento dei distinguo che a tanti non piaceranno. Sostiene Placido: «Quando ha iniziato la sua attività criminale assumeva droghe, ma all’epoca tutta Milano, quella famosa da bere, si incocainava. Lui ha sempre mantenuto una sua onestà di fondo, una sua etica criminale perché, come capo della banda, si è assunto tutte le responsabilità accollandosi anche crimini non suoi. Per questo è stato vittima di giudizi approssimativi. E poi c’è chi ha fatto stragi contro lo Stato ed è già fuori dal carcere, lui invece si sta facendo tutto l’ergastolo. Oggi ti trovi davanti un vecchietto sciancato, gli manca mezza chiappa, sempre con il pallino delle donne». Da qui la fama, avvalorata dal regista, di «un bandito alla Alain Delon, un gangster romantico».
Sull’argomento Elide Melli svela che Vallanzasca, «la cui logica era di non uccidere», in cella negli anni ha ricevuto dal gentil sesso doni d'ogni genere, perfino biancheria intima tanto che, aggiunge Placido, «c’è un bel dialogo in carcere, molto esplicito sessualmente e raro nel cinema italiano, tra lui e Valeria Solarino che ne interpreta la compagna».
Argomenti complessi, scivolosi e non è certo un caso che la sceneggiatura del film che vede tra i protagonisti anche Francesco Scianna, Filippo Timi e Paz Vega, tratta dal libro intervista a Vallanzasca Il fiore del male: bandito a Milano (Marco Tropea) di Carlo Bonini, scritta da Andrea Purgatori e Angelo Pasquini con la collaborazione dello stesso Kim Rossi Stuart non abbia trovato molti lettori: «La Rai e Medusa non hanno voluto leggere neanche mezza pagina.
È il solito perbenismo ipocrita», accusa il regista che, rivela, «da ex poliziotto non ho detto subito di sì al film ma poi Kim Rossi Stuart, affascinato da questo angelo del male che per lui è diventato quasi un fratello, mi ha convinto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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