Bando ai relativismi

Buongiorno, sono Giuliano Ferrara. È tempo che la vulgata laicista, ontologicamente proclive a un’ideologia aspra eppure frivola, palloccolosa ma anche perigliosa, pro-choice come direbbero gli americani, pro-choice come direbbero gli inglesi, pro-choice come direbbero nelle colonie (in italiano non so dirlo) insomma loro, i relativisti alle vongole, ciò che plaudirebbero i cazzabubboli alla Veronesi, ciò che l’ironia fulminante di Sarah Silberman ebbe a impingere nella loro tenebrosa finitezza, tra il lusco e il brusco, dicevo acciocché, insomma, comincino a parlar chiaro. Noi foglianti, sin dal 1942, pur nella modestia costitutiva di questo piccolo giornale, che vive di stenti, non traligneremo nel maurrasismo ribaldo dell’establishment, dei grandi giornali, dei loro direttori, insomma tutti i miei amici.

Caro Adriano, ricorda che il rifiuto di Lutero a che ritrattasse le sue tesi alla Dieta di Worms (aprile 1521, secondo la ricostruzione di Delio Cantimori) fu diniego di coscienza: ciò che gli anglosassoni, secondo la definizione di un cugino di Francesco Guicciardini già ammirato da Leo Strauss, chiamerebbero «sgnafhsdahqweòkrfheois». Gli è che: sono contro gli aborti illegali, e sono contro gli aborti legali. Forse sono contro l’aborto.

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