La Cina nel mirino di Trump: dazi al 100%. E Pechino tassa le navi Usa nei suoi porti

Le tensioni dopo le restrizioni del Dragone sulle terre rare

La Cina nel mirino di Trump: dazi al 100%. E Pechino tassa le navi Usa nei suoi porti
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Il cento per cento. Non c’è pace per la guerra commerciale e il nuovo campo di battaglia sono le cosiddette terre rare. Donald Trump ieri ha attaccato la Cina e le sue politiche commerciali con un post su Truth: il Dragone «sta diventando molto ostile» e ha aggiunto che «non sembra esserci più alcun motivo» per incontrare il presidente Xi Jinping in Corea del Sud tra due settimane, come inizialmente previsto. Il presidente americano ha poi affermato che sarà «costretto a controbattere sul piano finanziario» dopo le restrizioni imposte da Pechino sulle terre rare, ovvero i metalli indispensabili per magneti, batterie, chip, turbine e applicazioni militari. Tra le misure allo studiofigura un massiccio aumento dei dazi doganali. Detto e fatto. Così dal primo novembre dazi aggiuntivi del 100 per cento nei confronti dei prodotti cinesi. Si tratta di una ritorsione.
Questa settimana il Dragone ha notevolmente aumentato i controlli sulle esportazioni, affermando tra l’altro che qualsiasi produttore di chip avanzati in qualsiasi parte del mondo deve ottenere una licenza per utilizzare minerali cinesi condizionando la catena di approvvigionamento globale.
Giovedì anche Bruxelles aveva espresso la sua preoccupazione per la mossa di Pechino. «Stiamo analizzando i dettagli: la Commissione europea si aspetta che la Cina agisca come un partner affidabile», ha detto il portavoce per il Commercio Olof Gill.
Immediata la reazione di Wall Street alle parole di Trump: dopo aver aperto in leggero rialzo, tutti e tre gli indici principali hanno virato in netto calo. Sulla scia di New York anche le piazze del Vecchio Continente hanno chiuso in rosso: Milano ha registrato la performance peggiore con l’indice Ftse Mib che ha lasciato sul terreno l’1,74% a 42.047 punti. Piazza Affari è stata seguita da vicino da Parigi dove il CAC 40 ha ceduto l’1,53 per cento. Male anche Francoforte e Londra con un calo rispettivamente dell’1,50% e dello 0,92 per cento. Giù anche il prezzo del petrolio Wti che al Nymex è crollato sotto la soglia dei 59 dollari al barile.
Intanto, a partire dal 14 ottobre la Cina inizierà a far pagare le navi statunitensi per l’attracco nei porti cinesi: una risposta diretta a Washington per aver imposto tariffe alle navi cinesi in arrivo nei porti Usa, che entreranno in vigore lo stesso giorno. Le tariffe statunitensi «violano gravemente» i principi del commercio internazionale e «danneggiano gravemente» il commercio marittimo tra Cina e Stati Uniti, ha affermato il ministero dei Trasporti di Pechino. La Cina addebiterà 400 yuan (56 dollari) per tonnellata netta alle navi americane, la stessa tariffa di 50 dollari per tonnellata netta che gli Usa impongono alle navi cinesi.
Pechino ha anche annunciato l'intenzione di aumentare le tariffe progressivamente fino al 17 aprile 2028, con le stesse date di entrata in vigore.

Il ministero dei Trasporti cinese ha affermato che i dazi si applicheranno alle imbarcazioni di proprietà di aziende, organizzazioni, individui ed entità statunitensi che detengono una partecipazione pari o superiore al 25%.
Saranno soggette a tassazione anche le navi battenti bandiera statunitense o costruite a Washington.

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