Roma - Se «Super Mario» va al numero 29 di Kaiserstrasse, chi arriva al numero 91 di via Nazionale? A chiunque lo si chieda, la risposta è sempre la stessa: è tutto molto prematuro, prima aspettiamo la nomina di Draghi alla Bce e poi si vedrà quale potrà essere il nuovo governatore della Banca d’Italia.
Naturalmente, le cose non stanno proprio così. Anche se non determina più la politica monetaria, devoluta alla Bce, Bankitalia resta punto di snodo fondamentale per il sistema finanziario nazionale. Basti pensare alla moral suasion esercitata nelle settimane passate sul sistema bancario perché provvedesse ad aumenti di capitale per rafforzare la patrimonializzazione di importanti istituti di credito. Bankitalia controlla, verifica, sanziona, produce statistiche. E parla. Parla spesso, e dice la sua sulla politica economica del governo.
Ecco perché la politica non può restare indifferente rispetto alla nomina di un nuovo governatore. E del resto, la stessa legge 262 del 2005 indica esplicitamente la partecipazione del governo alla scelta: la nomina è infatti disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Un processo apparentemente complicato, ma nella sostanza semplice: la scelta deve essere frutto di un accordo politico ampio.
Nulla indica che la politica si sia già esercitata sull’eventuale dopo Draghi. Tuttavia, da quando il nome del governatore si è fatto largo in Europa, il tam tam romano indica un terzetto di probabili candidati: il direttore generale della banca, Fabrizio Saccomanni; Lorenzo Bini Smaghi, componente del board esecutivo della Banca centrale europea; il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli.
Saccomanni, in via Nazionale dal ’67, ha una vasta esperienza internazionale maturata al Fondo monetario internazionale, alla Bce, alla Banca dei regolamenti internazionali. È stato vicepresidente della Bers, la banca per la ricostruzione dei Paesi dell’Est. Ha condotto in porto con diplomazia la riforma dell’organizzazione di Bankitalia, con taglio di sedi e di costi. Per la struttura della banca, è il «candidato ideale».
Una delle possibili soluzioni è quella dello «scambio» Francoforte-Roma: Draghi alla guida della Bce e Lorenzo Bini Smaghi al suo posto in Bankitalia. Fiorentino di 55 anni, Bini Smaghi è dal 2005 componente dell’Executive Board della Banca centrale europea, ed è stato un po’ il «braccio destro» di Trichet nell’affrontare l’emergenza della crisi finanziaria. Anche Bini Smaghi nasce in Bankitalia, e ha avuto numerose esperienze internazionali. Non proviene da via Nazionale, invece, Vittorio Grilli. Milanese di 54 anni, Grilli ha alternato l’attività nel settore pubblico e in quello privato. É stato Ragioniere generale dello Stato, e dal maggio 2005 è direttore generale del Tesoro. Qualcuno ricorda che proprio Jean-Claude Trichet è stato direttore generale del tesoro francese, prima di approdare alla posizione di banchiere centrale.
Escludere candidati a sorpresa, oltre ai tre più gettonati, sarebbe molto imprudente.
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