da Milano
Si riapre la diatriba tra Consob e Bankitalia. Oggetto del contendere: la centrale dei rischi. Cioè la disponibilità dei dati della centrale: un archivio globale, aggiornato in tempo reale, delle esposizioni del sistema bancario verso aziende e gruppi industriali. Ebbene, la Consob ha sollecitato il ministro del Tesoro Giulio Tremonti a a dare corso allinnovazione.
Oggi la centrale dei rischi è a disposizione di Bankitalia. Mentre la Consob, se vuole verificare determinate esposizioni, deve fare richiesta allIstituto centrale. Fin dai tempi del crac Parmalat, laccesso diretto alla centrale è stato richiesto da Consob per evitare future situazioni di quel tipo. Come? Avendo una sorta di «cruscotto» sempre collegato che permetta di accorgersi per tempo di eventuali spie di allarme.
La legge comunitaria sugli «abusi di mercato», già recepita, già prevede laccensione di tale cruscotto. Ma quello che manca è un provvedimento regolamentare che disciplini la novità. In pratica mancano le regole necessarie per collegare i cavi telematici da Consob a via Nazionale. Sembra una sciocchezza, ma per un regolamento di questo tipo dovrebbe intervenire il Cicr, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, aperto al governatore. Comitato che già due volte - lamenta la Consob - si è recentemente riunito (19 luglio e 26 agosto dell«era Siniscalco») senza deliberare in merito. Ma il punto, sottile, è che per decidere su tale questione, lordine del giorno del Cicr deve essere scritto proprio da Bankitalia. Che, a quel che pare, non si sta dannando lanima per accelerare il percorso, per non perdere unaltra delle sue storiche esclusive.
In realtà il sotterraneo conflitto è più politico che istituzionale. In altri termini non è tanto Lamberto Cardia a polemizzare con Antonio Fazio (benché la centrale dei rischi stia a cuore al presidente Consob da tempi non sospetti), quanto più sarebbero i contrapposti schieramenti politici (pro e contro il governatore) a soffiare sul fuoco.
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