Bankitalia in pressing: accelerare la decisione sul vertice 

Unicredit, la Vigilanza valuta la situazione. Troppe tre settimane per individuare il prossimo numero uno. Ponzellini (Bpm): "Nel sistema non cambia niente" 

Roma La Vigilanza della Banca d’Italia fa pressing su Unicredit: la questione della governance va risolta in fretta, molto in fretta, perchè l’affidamento delle deleghe di amministratore delegato al presidente Dieter Rampl è una situazione che non soddisfa i requisiti di prudente gestione dell’istituto.
Le tre settimane che il Consiglio della banca di piazza Cordusio dovrebbe concedere a Rampl per cercare il successore di Alessandro Profumo potrebbero essere troppe, avrebbero fatto presente da palazzo Koch. In breve, la pratica va «velocizzata». Bankitalia punta ad avere chiarimenti la prossima settimana, visto che l’attribuzione delle deleghe a Rampl non può essere che provvisoria. Oggi si terranno a Milano i comitati convocati per preparare le risposte alla vigilanza di via Nazionale.
Si pensava che il caso Unicredit, con le sue implicazioni di carattere sistemico, potesse essere al centro di un faccia a faccia informale fra Giulio Tremonti e Mario Draghi nelle pieghe della discussione al Comitato per la stabilità finanziaria, che si è tenuto nel pomeriggio di ieri al Tesoro. Ma il governatore era in volo verso gli Stati Uniti, per alcuni incontri preparatori del summit G20 che si terrà nella capitale americana in ottobre. A rappresentare Bankitalia alla riunione - convocata lunedì con brevissimo anticipo - è stato il direttore generale Fabrizio Saccomanni. Presenti anche Vittorio Conti, commissario della Consob, il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli.
Nel complesso il Comitato presieduto da Tremonti ha preso nota che «la situazione non presenta rischi di rilievo per il sistema bancario e finanziario italiano». L’esposizione del sistema bancario e dei fondi nei confronti dei principali mercati esteri appare sotto controllo. Si tratta di una valutazione sostanzialmente positiva.
Del caso Profumo si è parlato diffusamente, com’era ovvio, alla riunione dell’esecutivo dell’Associazione bancaria. Frasi di solidarietà da parte dei banchieri, con una importante eccezione. Massimo Ponzellini, presidente della Popolare di Milano e indicato come uno dei principali avversari dell’ex amministratore delegato di Unicredit, dice che «con l’uscita di Profumo non cambia nulla nel sistema bancario italiano. E non finisce un’era all’interno di Unicredit». Nessun rimpianto, dunque, tutt’altro.


«Non è compito dell’Abi entrare nelle scelte gestionali di un’associata - osserva il presidente Giuseppe Mussari - ma, al di là del dispiacere per un amico, è giusto sottolineare che le banche italiane perdono con l’uscita di Alessandro Profumo un validissimo rappresentante». Dichiarazioni di amicizia sono giunte da Corrado Passera, Pier Francesco Saviotti, Luigi Abete e dal presidente dell’Aibe (l’associazione delle banche estere in Italia), Guido Rosa.

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