Bar e comitati divisi sugli orari. "Ma Sala multi chi rimane in strada"

Da fine mese l'ordinanza che scontenta tutti. I residenti: "Chiudere prima i dehors". Epam: "Dannosa e inutile". Tutti d'accordo: "All'ora X sanzioni a chi beve all'aperto"

Bar e comitati divisi sugli orari. "Ma Sala multi chi rimane in strada"
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Commercianti e comitati antimovida divisi sull'orario del coprifuoco ma eccezionalmente in sintonia sulla misura «strong» che il sindaco dovrebbe adottare quando per i locali scatta l'obbligo di chiusura dei dehors. «All'ora x, il sindaco vieti il consumo di alcolici su suolo pubblico, o i giovani rimangono comunque in strada fino a tardi». E il segretario di Epam (associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio Milano) Carlo Squeri aggiunge che «i sacrifici chiesti ai titolari dei bar, il prezzo pagato in termini di fatturato e quindi di posti di lavoro, sono totalmente inutili, come hanno dimostrato i sei mesi di coprifuoco del 2024. Tant'è che pure i comitati dei residenti (nella foto) bocciano la vecchia ordinanza che la giunta sta riproponendo tale e quale». Oggi scade il termine per depositare le osservazioni, poi sarà firmata l'ordinanza «Movida» valida da fine maggio al 4 novembre. Il Comune vuole riproporre i divieti dell'anno scorso, con due lievi modifiche: l'estensione ad alcuni tratti delle 5 Vie, quindi saranno 13 le «zone rosse», tra cui NoLo all'Arco della Pace o Navigli/Darsena, e dalle 22 partirà lo stop alla vendita di alcolici nei distributori automatici e minimarket. Per il resto, si replica il divieto di asporto di alcolici tutti i giorni dalla mezzanotte e la chiusura dei dehors all'una nei giorni feriali e alle 2 nei festivi.

I rappresentanti del Coordinamento dei comitati antimovida hanno consegnato ieri simbolicamente ai consiglieri e non alla giunta l'osservazione già presentata nel 2024: «Non ha senso inviarla di nuovo agli assessori, non l'hanno assolutamente presa in considerazione, l'ordinanza è già scritta». Davanti Palazzo Marino hanno srotolato gli striscioni: «L'amministrazione dorme, noi no», «non è vita è tortura» e «basta Navigli luna park». Maurice Spier, portavoce del Comitato del Lazzaretto che è in causa con il Comune, chiede un risarcimento per danni alla salute - ci sono 5 ricorsi aperti sul tema movida - mostra una foto di via Lecco a mezzanotte e 10 scattata l'11 maggio, gente in strada e hanno misurato il rumore: «Il limite di legge dalle 22 è di 55 decibel, qui sono in media 76. Chiediamo al Comune di riportare il rumore entro i limiti di legge con monitoraggio sistematico. Come? Noi chiediamo di far rispettare le norme, lo strumento deve deciderlo l'amministrazione. Per noi, chiudere i locali tout court alle 22 o a mezzanotte può essere una soluzione». Rimane che i milanesi difficilmente andrebbero a casa così presto. «Una possibilità è il divieto di consumo all'aperto» afferma. Franco Spirito, che anche vicepresidente del Coordinamento nazionale malamovida, aggiunge che all'Arco della Pace dopo il Covid i «posti a sedere all'aperto sono passati da 600 a 2.200. E non c'è solo il disturbo della movida, la piazza viene usata continuamente per concerti ed eventi con deroga agli 80 decibel».

Squeri per conto di Epam ha depositato ieri un'osservazione analoga al 2024. «Per noi i dehors non dovrebbero avere limitazioni perché servono semmai a gestire il fenomeno - ribadisce -. E chiediamo almeno di allungare l'orario dell'asporto perché in alcune zone ha avuto una ricaduta importante sugli incassi e quindi sul personale». E ricorda che «una delle richieste, che rinnoviamo, è di multare chi consuma o chi crea disturbo quando scatta il coprifuoco, o l'accusa ricade comunque sui locali». Peraltro, visti i precedenti dell'estate scorsa, fa presente a Palazzo Marino che «i gestori non devono fare pubblica sicurezza, non possiamo controllare ogni movimento dei clienti. Se uno ordina all'interno ed esce a parlare al cellulare con il bicchiere in mano invece viene multato il locale».

La capogruppo di Noi Moderati Mariangela Padalino sottolinea che «la situazione non è stata gestita e ora trovare un

equilibrio tra commercianti e diritto al riposo dei cittadini è complicato. Vanno evitare gli assembramenti notturni, quando chiudono i bar i vigili devono passare nelle aree ben note e sgomberare la strada nel giro di mezz'ora».

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