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Barça-Real, un "clasico" da un miliardo di debiti

Stasera di fronte le regine di Spagna, del mercato e delle banche. Messi contro Cristiano Ronaldo. Con l’aggiunta di Mourinho sulla panchina del Real Madrid, alla prima sfida iberica con Guardiola

Barça-Real, un "clasico" 
da un miliardo di debiti

Un miliardo di debiti ma è “el clasico”. Una fetta di storia grande del football non soltanto spagnolo ma mondiale, Barcellona-Real Madrid, stasera alle ore 22, finalmente una partita di calcio, vero, con attori, interpreti, registi, teatro, degni di questo giuoco ormai intossicato nel nostro periferico quartiere. Arrivano i mostri, Ronaldo e Messi, palloni d’oro a prescindere in attesa della consacrazione di Iniesta o di Xavi, campioni del mondo, altri figli di Catalogna e di Spagna.
Non è una partita, come sostengono gli allenatori, è la partita. Che cosa potrebbe chiedere di più un tifoso di football? Non bastava l’argenteria dei due club? Si è aggiunto il plusvalore di Josè Mourinho, un portoghese che usa la muleta delle parole per stuzzicare gli spagnoli, nascondendo la spada; è lui il torero, gli piace la corrida a bordo campo e in conferenza stampa. Ieri si è messo il traje de luz, il vestito giusto, ha detto che il Barcellona è felice di avere Iturralde, il Madrid non altrettanto.

Eduardo Iturralde Gonzales è l’arbitro basco del clasico. Mourinho ha detto che lui aiuterà Iturralde e così faranno i suoi giocatori. È la solita strategia, di Oporto, di Londra, di Milano, la carezza fasulla, l’ironia perfida prima dell’affondo, della sceneggiata, delle manette e degli insulti. Giuseppe Guardiola non usa lo stesso abito, sa che il suo rivale così prepara qualunque evento, dicono anche gli incontri romantici. Guardiola ha dovuto arrendersi al Mourinho interista, non accetta di ricadere nel proprio territorio. Barcellona sogna il colpo al fegato, il turno elettorale che ha portato alla nomina del nuovo presidente della Catalogna, ha scaldato soltanto il popolo catalano e non ha nemmeno sfiorato gli spagnoli, l’appuntamento di questa sera, in diretta televisiva mondiale, rappresenta la grande occasione per alzare la testa contro la capitale e la squadra del re che, nel senso di Juan Carlos, non ha annunciato la propria presenza al Camp Nou, il teatro dei nemici, degli indipendentisti. I tifosi blaugrana se la ridono sapendo che il Real ha vissuto la notte di ritiro nell’albergo (Juan Carlos I) di proprietà del vicepresidente del Barcellona, Joan Gaspart, l’uomo che trattò personalmente gli acquisti di Maradona, Ronaldo, Rivaldo e Romario, dineros para nos otros, soldi per noi!
Barça-Real, ho detto, è una montagna di debiti, non di perdite: 511 i milioni il rosso del club di Florentino Perez, 489 quelli della società di Sandro Rosell, cifre stratosferiche che non cambiano la dimensione delle due squadre, la loro disponibilità sul mercato calcistico internazionale, la loro affidabilità presso le banche (anche se si parla, da tempo, di alcune indagini fiscali sulle attività del Barcellona e del Real Madrid), Rosell e Perez non tremano se non davanti a un gol sbagliato a un rigore fischiato.

Messi e Ronaldo sono chiamati a rispondere all’appello, devono essere loro i protagonisti, non hanno prezzo ma chi non sogna di portarli via dalla Spagna? Ci saranno altri appuntamenti, la liga è appena incominciata ma oggi potrebbe già finire per i sogni di qualche tifoso.

Il Camp Nou offre, sulla distesa di posti dirimpetto alla tribuna d’onore, la filosofia della brigata di Guardiola: “Mes que un club”, più che un club.

È la targa di Barcellona-Real Madrid, più che una partita.

Per chi ama il football e per noi, invidiosi e depressi dal calcio nostrano, è il regalo di Natale.

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