Barack rompe il protocollo per abbracciare Silvio

Il viso attento e a tratti inespressivo degli sherpa italiani durante l'incontro con i giornalisti nello studio ovale della Casa Bianca fa trapelare un pizzico di tensione. Il faccia a faccia tra Barack Obama e Silvio Berlusconi è andato bene, al di là delle aspettative, ma Paolo Bonaiuti, Valentino Valentini e Bruno Archi - schierati l'uno a fianco all'altro - sanno bene che la misura del bilaterale la daranno le parole dei due protagonisti davanti alla stampa, americana e italiana. Lo sa anche il Cavaliere che a dispetto delle sue abitudini non concede battute né sorrisi. Nessuno strappo al protocollo, insomma.
Al punto che col protrarsi della conferenza stampa è l'inquilino della Casa Bianca a fare qualche eccezione al cerimoniale. Come d'altra parte era accaduto qualche ora prima, quando Obama aveva accolto Berlusconi alla Casa Bianca non solo con un affettuoso «great to see you, my friend!» ma pure mettendogli entrambe le mani sulle spalle.
E pure durante le dichiarazioni nello studio ovale è Obama a concedere qualcosa. Prima con l'esordio in italiano («buonasera») e poi quando chiosa con un sorriso gli elogi del Cavaliere che si dice convinto che «i destini della più grande democrazia del mondo siano in buone mani». «Spero - ribatte il presidente statunitense che i miei collaboratori facciano tesoro di queste parole». E ancora, rivolto al portavoce della Casa Bianca in piedi dalla parte opposta dello studio ovale: «Gibbs, prendi nota di queste parole». Un'altra battuta se la concederà qualche minuto dopo, rivolgendosi alla sua interprete Elisabetta Ullmann. «Devo ammettere - scherza - che le mie risposte suonano molto eleganti in italiano».
Così, con il passare dei minuti anche la delegazione italiana sembra rilassarsi. D'altra parte, le parole di elogio con cui Obama apre l'incontro con la stampa non lasciano adito a dubbi. Berlusconi incassa ma resta ligio al protocollo. E anche davanti a una domanda che poteva sembrare imbarazzante («lei che era così amico di Bush pensa di diventarlo altrettanto di Obama?») non si scompone affatto e risponde citando non solo Bush ma anche Bill Clinton e la continuità di rapporti tra Italia e Usa. Un Berlusconi inconsueto, dunque. Che dispensa con parsimonia sorrisi e si limita a presentarsi come «uomo del fare», lasciando da parte quella che in più occasioni è stata definita la sua politica delle pacche sulle spalle.
Anzi, a ben guardare e facendo un bilancio finale della due giorni del Cavaliere a Washington, pare quasi che le parti si siano invertite.

Perché è Obama ad accoglierlo mettendogli le mani sulle spalle in gesto evidentemente friendly e perché sarà sempre il presidente americano, sul finire della conferenza stampa, a mettergli una mano sul braccio e ammettere che sì, «abbiamo avuto un ottimo inizio». Di più: «I personally like Mr Berlusconi».
AdS

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