Barbasime & C.

Nel IV secolo il re persiano Shappur II scatenò una persecuzione contro i cristiani, sospettati di connivenza col secolare nemico bizantino. I cristiani furono obbligati a passare al culto mazdaico del sole e quelli che non si adeguarono vennero uccisi. Il santo di oggi, Barbasime (latinizzazione di Barba’š min), pare sia stato acclamato segretamente vescovo di Seleucia e Ctesifonte alla morte del predecessore, che era suo zio Šadost. Era all’incirca l’anno 339 e ancora l’editto persecutorio non era stato emesso. Ma era nell’aria e i cristiani facevano di tutto per mantenere un profilo basso. Poi, come si è detto, la preoccupazione di avere in casa una quinta colonna del rivale impero bizantino ebbe il sopravvento e il culto solare di Ahura Mazda venne imposto con forza di legge. I cristiani che si rifiutavano di adorare il fuoco vennero giustiziati. Barbasime riuscì a tirare avanti altri cinque anni, operando clandestinamente. Ma nel 346 qualcuno andò a denunciarlo e fu arrestato insieme ad altri sedici tra preti e diaconi. Il gruppo dei prigionieri fu portato nel tempio pagano e ingiunto di sacrificare. Poiché si rifiutarono tutti, vennero ributtati in prigione e più volte torturati. Alla fine, furono uccisi nella città di Seleucia.

Insieme al vescovo Barbasime e ai suoi compagni, nello stesso giorno vengono commemorati altri tredici vescovi della chiesa persiana martirizzati sotto Shappur II tra il 341 e il 379. Sono stati tramandati, però, soltanto i loro nomi: Paolo, Papa, Sabino, Giovanni, Ormisda, Gaddiabe, Marea, Mochio, Roma, Giacomo, Maare, Agas e Bochre.

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