da Pantelleria
«Il cerchio non è chiuso: manca un tassello, forse due». Ieri Paolo Onofri ha rilasciato dichiarazioni che lasciano intendere un coinvolgimento di unaltra persona nel sequestro del piccolo Tommy. Il padre ha ricordato la presenza di una berlina avvistata la sera del sequestro. «Qualcuno controllava, forse un supervisore, probabilmente un uomo e una donna». Accuse pesanti che lasciano spazio al coinvolgimento di un complice. Per ora, gli inquirenti hanno indagato una quarta persona, Pasquale Giuseppe Barbera, 33 anni, per favoreggiamento e calunnia, nato a Pantelleria e immigrato per necessità. L'uomo, ha alle spalle uninfanzia difficile. A cinque anni subisce il trauma della separazione, vive con la mamma a Trapani.
L'unico legame, solo formale, con Pantelleria è rappresentato dal papà Antonino, 55 anni, ormeggiatore della motonave Pietro Novelli che collega Trapani con l'isola. Pasquale non ha mai perdonato al padre il suo abbandono. Non lo ha mai più rivisto. Da adulto si trasferisce a Colorno dove trova una compagna con cui forma una famiglia. Diventa padre di quattro figli e dirige anche una piccola ditta edile, la stessa in cui lavorava Mario Alessi. Taglia i ponti con il passato. La famiglia Barbera è originaria di Lampedusa. Il nonno Pasquale, dalla più grande delle Pelagie, si spostò a Pantelleria per svolgere le mansioni di portuale e poi come netturbino. Lui anche in questo splendido paradiso terrestre non si è mai fatto vedere. Nessuno ricorda l'uomo indagato sulla vicenda di Tommaso. Nessuno lo ha mai visto in tutti questi anni, eppure oltre al papà, a Pantelleria vivono anche uno zio e una zia, sorella della mamma. «A Pantelleria - dice il sindaco Salvatore Gabriele - nessuno lo conosce. Nemmeno io so nulla di quest'uomo. Spero per lui che non abbia nulla a che vedere con questa orribile vicenda». L'uomo, finora si è proclamato estraneo ai fatti. «L'unica colpa del mio assistito - spiega il legale Paolo Mingori - è quella di essere amico da quattro anni di Mario Alessi. Fra Alessi e Barbera ci sono stati continui contatti, si incontravano con le famiglie e di questo c'è traccia nei tabulati. Gli investigatori pensano che lui potesse sapere qualcosa del rapimento ma in realtà si sentivano solo perchè amici: si erano conosciuti alla cooperativa Scalo Merci e si erano accordati per chiamarsi a vicenda in caso di lavori».
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