I decibel della musica sono feroci. Per il resto il prezzo vale la candela. Dietro corso Buenos Aires, dal Parrucchiere Casablanca un taglio costa nove euro. I garzoni di bottega sforbiciano al ritmo delle lamentazioni via radio, masticano poco litaliano.
Prima di rispondere a ogni domanda, si consultano in arabo con il titolare. Lui, sulle pareti, ha appeso tre poster: uno del Milan, uno dellInter, il terzo della Juventus. «Per non scontentare nessun cliente». La sottile paraculaggine levantina ha un perché. In via Vitruvio la concorrenza è feroce e il mercato sono rimasti a spartirselo in tre: oltre al Casablanca, ci sono il beauty shop di Aisha e il parrucchiere Instanbul. Gli italiani sono respinti sempre più ai margini, il motivo lo spiega bene un ragazzo americano che aspetta il suo turno: «Andavo dal barbiere qui dietro, in via Tadino, ma ora spendo la metà. E poi loro sono sempre aperti, anche di lunedì».
Lindagine della Camera di Commercio di Milano parla di un boom di parrucchieri cinesi e arabi a Milano, trova riscontro agli incroci dietro piazza Venezia, in via Padova, nel quartiere Corvetto: prezzi modici e trattamenti speciali. Che attraggono signore e ragazze brasiliane, etiopi e marocchine: «Perché abbiamo capelli diversi, che i coiffeur italiani faticano a trattare», spiega Nadja, occhi scurissimi che attendono sui divani impolverati del negozio «Jasmine».
Quaggiù, nella «casbah» che si distende ai piedi dello stadio di San Siro, si avventurano anche signore milanesi in cerca di un trattamento con il «fatla»: un filo sottilissimo che depila guance e sopracciglia di uomini e donne. Unarte in cui eccellono gli egiziani.
Zora, la titolare di «Jasmine», fino a un anno fa aveva più clienti italiane nel suo negozio: «Ora abbiamo anche noi la concorrenza dei cinesi, che con sei euro riescono a farti una messa in piega». Eppure anche qui, i prezzi sono vantaggiosi: con 10-12 euro, a seconda della lunghezza dei capelli, messa in piega con shampoo compreso. Non è abbastanza.
Lo stesso trattamento lo fa Najat: un ragazzo che lavora in via Ricciarelli e serve «uomini, donne e bambini». Sette giorni su sette. È sempre aperto dalle 9 alle 22 e costa anche meno della metà dei suoi colleghi italiani.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.