Barilla, su i prezzi. Ma l’utile cala

da Milano

Negli ultimi 18 mesi Barilla, primo produttore mondiale di pasta (i marchi più noti sono Barilla e Voiello), ha aumentato i prezzi della pasta di circa il 40%. La causa degli aumenti del listino è, come per tutti i produttori di pasta, la vertiginosa salita delle quotazioni delle materie prime, con il grano salito di oltre il 180% sui mercati internazionali negli ultimi tre anni. Ma il gruppo alimentare rivendica la correttezza della sua politica dei prezzi e punta il dito contro alcune scelte politiche internazionali, come quella di destinare quote crescenti delle produzioni agricole alla produzione di biocarburanti.
«L’aumento del prezzo della pasta non si può dire che affami gli italiani», sostiene comunque Guido Barilla, presidente dell’omonimo gruppo, «mediamente una persona consuma 26 chili di pasta all’anno con un costo per famiglia che si aggira sui 120 euro», ha spiegato Barilla. «Muovere i prezzi è un fatto drammatico per gli stessi produttori ma quest’anno è stato ineluttabile, altrimenti voleva dire chiudere degli stabilimenti, e parlo non solo a nome della Barilla».
Per il 2008 comunque il gruppo non prevede ulteriori aumenti dei prezzi, grazie all’aumento di quantità dei raccolti. La tensione nei prezzi dei cereali dovrebbe anzi ridursi nell’immediato futuro. Nel 2007 l’utile del gruppo Barilla è sceso da 75 a 73 milioni di euro mentre il fatturato si è attestato a 4.245 milioni di euro, con una crescita del 3,4%.

Sempre l’emergenza prezzi, aggiunta alla tendenza al rialzo dei tassi d’interesse, ha suggerito ai vertici del gruppo di adottare politiche di contenimento dei debiti, che sono stati più che dimezzati rispetto al 2005, con l’obiettivo di azzerarli per il prossimo futuro.

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