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"Baronetto a chi?". Se i vip hanno snobbato Sua Maestà

Hitchcock, Lennon, i pittori Freud e Bacon, gli scrittori Greene e Dahl: sono 277 i personaggi che dissero no alle onorificenze

"Baronetto a chi?". Se i vip  hanno snobbato Sua Maestà

Ci vuole coraggio, innanzitutto. Quanti rifiuterebbero di diventare baronetti, di essere insigniti direttamente da Sua Maestà e di entrare nel mondo dei titolati? E va bene che c’è sempre il precedente di Celestino V, il Papa del «gran rifiuto» dantesco, che resta quasi imbattibile, ma scoprire che nel ventesimo secolo, nella piena era della vanità e dei quindici minuti di celebrità che toccano a tutti, ci sia qualcuno che abbia detto no alle onorificenze della regina Elisabetta, è davvero sorprendente. E poi perché?
Quello dei «grandi rifiutatori» è un tema delicato, coperto per decenni dal segreto. Ed è l’ennesima tegola sul fascino della monarchia britannica. Ma la Bbc si è intestardita e ha chiesto, in nome del Freedom of information act, di avere accesso agli atti che riguardano i Queen’s honours, cioè gli «onori» concessi dalla Regina. Ma quali onori, per alcuni evidentemente essere chiamato Baronetto o Comandante dell’ordine dell’Impero britannico è un insulto, o una trasgressione ai propri principi, o una categorizzazione, o una gentilezza non voluta. Perché poi chissà, se ricevi, magari un certo giorno dovrai pure ridare qualcosa. I motivi restano oscuri. Ma nella lista spiccano 277 nomi: tutte persone ormai scomparse, che fra il 1951 e il 1999 hanno avuto la faccia tosta, o la pigrizia, di spernacchiare Sua Maestà. Alfred Hitchcock, giusto per ribadirsi genio, che prima ha rifiutato il titolo di Comandante dell’ordine dell’Impero, poi, quattro mesi prima di morire, ha accettato di diventare Baronetto. Forse il primo era troppo poco per la sua arte, forse il secondo gli ha fatto sentire più lontano, per un attimo, l’oblio dell’eternità. Hanno rifiutato i pittori Francis Bacon e Lucien Freud (suo nonno Sigmund avrebbe avuto da dire, di sicuro), lo scultore Henry Moore, il romanziere Aldous Huxley, forse perché tanto tanto allergico alle autorità di ogni tipo, con il suo Mondo nuovo già abbastanza complicato anche senza titoli da portare. E poi perfino Roald Dahl, lo scrittore di romanzi per l’infanzia, come La fabbrica di cioccolato (quella di Willy Wonka e Johnny Depp), insomma un tipo apparentemente innocuo e spiritoso, ha rifiutato un Ordine dell’Impero nel 1986. Così come C.S. Lewis, il padre delle Cronache di Narnia, che ha snobbato il titolo nel 1952. Non ci si può proprio fidare di nessuno, pare. Nemmeno degli agenti segreti: perché pure Graham Greene, uno dei grandi narratori del mondo delle spie al servizio di Sua Maestà, nel 1956 ha detto no a una onorificenza.
John Lennon ha respinto al mittente (cioè la Regina) il titolo di Baronetto nel 1969, con un biglietto dal tono grazioso e pacifista: in pratica, una protesta contro il coinvolgimento del Paese nel conflitto fra Nigeria e Biafra e contro il sostegno alla guerra americana in Vietnam. Il suo è un caso più noto, come quello dell’imprenditore Joseph Corre: il cofondatore della casa di lingerie Agent Provocateur (nome che lascia poco spazio a fraintendimenti) nel 2007 ha rifiutato il titolo, come John Lennon, però in polemica col premier Tony Blair, che lui giudicava «moralmente corrotto». Gli ideali prima di tutto, per carità. Spicca, fra tanti baronetti e comandanti, una donna che ha tenuto testa a Buckingham Palace: la moglie dell’ex primo ministro Jim Callaghan, Audrey, che rifiutò di diventare Dama del Regno nel 1979. E poi il pittore L.S. Lowry, definito dalla Bbc un «rifiutatore seriale»: a lui spetta il record di cinque onorificenze respinte, senza alcuna cura dell’escalation nei titoli e della convinzione così netta del Palazzo, per ventuno anni di fila.
La lista non spiega perché tanti no, non spiega perché tanta insistenza dall’altra parte. Però è rimasta segreta per decenni, fino a che, dopo un anno di battaglie legali, la Bbc è riuscita a farla rendere pubblica. Perché a Buckingham Palace non si preoccupano delle faccende dei comuni mortali ma, magari, un pochino si infastidiscono anche loro. C’era una condizione, per la pubblicazione: che ci fossero solo i nomi degli «ingrati» morti. Quindi mancano potenzialmente ancora moltissimi insensibili al fascino del titolo e della concessione reale.

Ma questo, ovviamente, alla Regina non interessa.

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