Ma la base parla di «scossa salutare»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Vicenza non è stato un episodio. L’intervento di Silvio Berlusconi ha soltanto incoraggiato quegli imprenditori che non si sentivano pienamente rappresentati dall’attuale vertice. Mercoledì e giovedì prossimi, infatti, a Roma al consiglio direttivo e alla giunta di Confindustria parte degli industriali, che sabato ha applaudito il presidente del consiglio, è pronta a dar battaglia perché non ritiene, contrariamente a quanto espresso nella nota del consiglio di presidenza, che il premier abbia tentato di delegittimare politicamente i vertici dell’associazione ma abbia voluto richiamare tutto il sistema confindustriale al suo spirito originario.
Come documentato dal Giornale, esiste un’altra Confindustria, quella delle piccole e medie imprese, che vuole contare di più, che ha saputo misurarsi con le sfide della globalizzazione e che ha gradito il richiamo di Berlusconi al fare impresa.
Lo sottolinea Giorgio Squinzi, presidente di Mapei e di Federchimica. «Il mio pensiero critico era già noto e interverrò sia al consiglio direttivo che nella giunta di giovedì prossimo. Anzi, dopo questo comunicato che non condivido mi impegnerò ancor più in prima persona nelle sedi interne e solo se il confronto sarà stato infruttuoso, ne riferirò all’esterno». Ma la Confindustria da oggi sarà un associazione diversa? «È un po’ presto e non facciamoci illusioni», conclude Squinzi improntato più al realismo che all’ottimismo.
Entusiasta l’ex vicepresidente Guidalberto Guidi. «Io non c’ero, però è come se avessi partecipato - ci dice - perché durante l’intervento di Berlusconi ho ricevuto numerose telefonate da parte di colleghi imprenditori e delegati che volevano farmi sentire le parole del premier in diretta. Sono rimasto stupito. È stato un atto liberatorio. I convegni del Centro Studi sono sempre stati un momento molto paludato e istituzionale». Guidi rileva che «Montezemolo ha fatto bene a ricordare che Confindustria è autonoma dalla politica perché è innegabile che negli ultimi tempi gli atti e le dichiarazioni di esponenti vicini alla presidenza hanno fatto pensare che l’associazione fosse su posizioni contrarie al governo e questo non può andar bene alle piccole e medie imprese che costituiscono il 90% della confederazione». Poi precisa che «si è trattato di una dichiarazione contro determinati atteggiamenti che vedevano Confindustria vicina all’Unione. E non penso che qualche imprenditore, dopo aver letto le 281 pagine del programma, possa pensare di votare per il centrosinistra». Allo stesso modo, esclude la presenza di una claque berlusconiana come sostenuto da Pininfarina e Della Valle. «Non è mai successa una cosa del genere. È vero che il convegno si è tenuto nel Nord Est, ma è stata solo una questione geografica perché vi hanno partecipato delegati da tutta Italia». Un’occasione da sfruttare per il cambiamento. «Il dibattito interno - conclude - è sempre stato molto vivace e sabato ha raggiunto il suo momento di esternalizzazione più forte. Non è nel mio stile commentare i comunicati e le dichiarazioni del presidente. Lo farò in giunta».
Di analogo parere anche Ettore Riello, presidente del gruppo omonimo. «Credo che la giornata di sabato - dice - vada interpretata come una sana esigenza di espressione del popolo confindustriale. Pare che ci fossero 3-4mila delegati e credo che sia doveroso interrogarsi fino in fondo sul segnale che è stato lanciato. Non vorrei usare toni forti, ma non si può nascondere quello che è successo e c’è bisogno di ricominciare a confrontarsi con una base allargata». Secondo Riello, Berlusconi non ha cercato di delegittimare i vertici di Viale dell’Astronomia. «Non ho visto nulla di fuori luogo. Qui sta diventando una guerra dei poveri». Riello ricorda che «la relazione di Montezemolo è stata applaudita, ma il convegno ha esplicitato un malumore».
«Non credo che fosse un tentativo di delegittimazione - precisa Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-Arredo - anzi Montezemolo ha voglia di far bene e bisogna ricordare che in Confindustria tutti hanno la libertà di parlare».
Critico il presidente dell’Associazione degli industriali di Reggio Emilia, Fabio Storchi, sul palco del convegno vicentino come intervistatore. «È stato un intervento fuori dagli schemi che avevamo fissato con domande e risposte sul tema della concorrenza e della difficoltà delle imprese italiane a stare sul mercato.

Il dibattito si è spostato sul piano politico, ma purtroppo bisogna ricordare che nel 2005 il Pil italiano non è cresciuto», afferma. Storchi riconosce che «l’intervento di Berlusconi è stato appassionato, ha parlato con il cuore, ma ha creato una situazione di difficoltà». Claque? «Partecipo da anni ai nostri convegni e mi sentirei di escluderlo».

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