Roma - "Il problema in questa fase del mondo è la conquista da parte dell'Europa, e dell'Italia in Europa, di un'autonomia dell'Ue da altre potenze mondiali. Mi pare che l'Europa si stia incamminando su questa strada e ogni atto che va in direzione della pace, compreso quello con cui si impediscono nuove forme di presenza e organizzazione militare siano una buona cosa". Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione comunista e presidente della Camera, usa una perifrasi ma, in sostanza, boccia il via libera di Romano Prodi al progetto Usa di ampliamento della base Dal Molin di Vicenza. Il presidente di Montecitorio, sintetizzando la voce di tutta la sinistra radicale e antagonista, non ne fa una questione "di antiamericanismo o anti-Usa perché - spiega - i termini filoamericano e anti-americanismo sono termini che si possono usare solo in modo caricaturale e fuorviante, e chi ne resta imprigionato manifesta una subalternità". Ma, fuori metafora, quello di Bertinotti è un "no" pesante contro Prodi. Lo scontro all'interno della maggioranza tra riformisti e sinistra radicale torna a riaccendersi con violenza.
Il premier Romano Prodi fa sapere che la decisione dell'allargamento è stata presa e che lui non è affatto sorpreso dalle polemiche. A detta sua la questione dell'ampliamento non è un "problema politico ma urbanistico". Subito dopo, però, tenta di uscire dall'angolo prendendosela con il precedente governo a causa di una presunta scarsa informazione data alla vicenda. "Noi non ne sapevamo nulla - argomenta il premier - e credo che queste decisioni vadano prese con maggiore conoscenza da parte dell'opinione pubblica. Ma del resto quando si va al governo ci si deve assumere la responsabilità sia dell'attivo che del passivo del passato".
Governo a rischio "Questo governo può cadere solo sulla politica estera". A dirlo è il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, in Transatlantico. "Mentre sui valori etici c'è libertà di coscienza dei singoli. La politica estera è un dato fondamentale sul quale c'è bisogno di unità. Il vicepremier Francesco Rutelli, però, getta acqua sul fuoco delle polemiche: "Prodi ha espresso una posizione unitaria a nome del governo e ha tutto il mio appoggio". A sinistra non è il solo che tenta di svolgere, alla meno peggio, il delicato ruolo del “pompiere”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, incontrando stamani alcuni parlamentari eletti in Veneto ha spiegato loro le responsabilità e gli impegni del paese nei confronti degli alleati e della comunità internazionale, ribadendo le ragioni alla base della decisione resa nota ieri da Prodi. Letta, in buona sostanza, avrebbe ammesso che il governo è stato "costretto a dire sì". Intanto, mentre Bertinotti tenta di tenere fuori il suo partito dal vivo delle polemiche, a Rifondazione arriva un duro fendente da Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "Serve la più ampia mobilitazione nazionale contro il governo Prodi e le sue decisioni da parte di tutte le forze disponibili della sinistra politica, sindacale, antimperialista, pacifista, a sostegno della lotta della popolazione vicentina".
La Cdl invita alla serietà Usa parole di fuoco contro la maggioranza il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: "Un paese serio mantiene gli impegni ed una minoranza di facinorosi non può pensare con atti di violenza di impedire l'assunzione doverosa di responsabilità a un governo che ha degli impegni con gli Stati Uniti. Questo dimostra che un'estrema sinistra come quella italiana non è compatibile con un serio governo europeo". Sulla stessa lunghezza d’onda il ragionamento dell’ex ministro della Difesa Antonio Martino (Forza Italia): "Siamo in una situazione che non ha precedenti nella storia della Repubblica italiana. Il fatto che nella maggioranza ci siano voci discordi su una decisione di politica estera è molto grave: la politica estera è lo Stato". Il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli, accusa duramente il premier: "Che Prodi non dica la verità anche quando rappresenta l'Italia all'estero è incommentabile. Che poi Prodi abbia sentito la necessità di rassicurare il presidente della Camera, è una palese prova che questo governo è inadeguato a restare alla guida di una Nazione, parte fondante dell'Alleanza atlantica».
Il sindaco di Vicenza "Il consiglio comunale di Vicenza ha votato un ordine del giorno perché legalmente non poteva fare altro in quanto ci sono tre leggi italiane che delegano l'intera competenza in materia al Governo". Lo ha ribadito oggi il sindaco di Vicenza Enrico Hullweck in risposta a Romano Prodi che ieri aveva definito di competenza dell' ente locale la vicenda della nuova base Usa a Vicenza. "Il comune, gli enti locali, non possono fare nulla - ha sottolineato Hullweck - la parola spetta al Governo. Lo stesso discorso vale per il referendum: il referendum locale per legge può esserci solo su una materia di competenza locale. Questa non lo è". E quindi competenza totale in materia a Prodi e alla maggioranza di centrosinistra che in queste ore scricchiola sul tema della base Dal Molin.
Manifestazione per il sì Circa 300 persone stamani hanno fatto un sit-in in piazza Montecitorio per dire sì all'ampliamento della base americana di Vicenza. I manifestanti, partiti da diverse città del Veneto, sono arrivati nella capitale per sostenere l'ampliamento. Il presidio si è svolto in maniera assolutamente tranquilla e senza alcun problema di ordine pubblico.
"Dal Molin un progetto una opportunità" si legge sugli striscioni di un gruppo di dipendenti civili della base americana, tra i quali spiccano diverse bandiere della Uil, che con gli slogan dichiarano con chiarezza le loro ragioni: "Dal Molin s'ha da fare per il bene di Vicenza", "anche gli artigiani lavorano con gli americani", "Italia-Stati Uniti una amicizia che porta benessere". Tra i manifestanti molte bandiere americane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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