BASQUIAT il graffitaro diventato eroe

Esposti anche i lavori di fotografi famosi che lo hanno conosciuto, da Edo Bertoglio a Lizze Himmel a Tseng Kwong Chi

Luciana Baldrighi

Ottanta dipinti e quaranta disegni, un’ampia documentazione fotografica, nonché una sezione video e molti materiali inediti a documentare il lavoro di Basquiat, il contesto in cui si è sviluppata la sua originale arte a partire dalla New York degli anni Ottanta di cui l’artista da subito è stato un indiscusso protagonista.
«The Jean-Michael Basquiat Show» è la più grande retrospettiva mai dedicata al genio americano in Europa. Curata da Gianni Mercurio si terrà alla Triennale con il sostegno della Chrysler dal 19 settembre (serata inaugurale) al 28 gennaio.
A quasi vent’anni dalla morte dell’artista, una morte prematura perché si spense a solo ventotto anni nel 1988, il suo linguaggio e complessivamente il suo lavoro continuano a interessare e ad affascinare amanti dell’arte e nuove generazioni.
La sua attività artistica e di ricerca prese forma nell’arco di una sola decade, dal 1978 al 1988, affrontando, attraverso una mole di opere sempre caratterizzate da un segno personalissimo, tematiche come l’uso della parola, il legame con il mondo della musica, le radici afroamericane, la ricerca di un’identità attraverso gli innumerevoli autoritratti, il desiderio di fama, l’amicizia con Andy Warhol e la scena artistica degli anni Ottanta.
Tutto questo Basquiat lo esprimeva con materiali poveri, gli stessi che usava quando era artista di strada, un giovane afroamericano emarginato dalla società e che non abbandonerà mai neanche quando troverà il successo.
Il percorso espositivo si avvale anche di testimonianze fotografiche con contributi di alcuni tra i fotografi più celebri che hanno documentato il lavoro e la vita di Basquiat: Tseng Kwong Chi, Edo Bertoglio, Maripol, Stephen Torton, Lizze Himmel.
Inoltre, i visitatori potranno vedere il filmato prodotto da Chrysler proiettato sugli schermi del salone centrale che racconterà le radici afroamericane e l’influenza che hanno esercitato su Basquiat i miti della «black culture», dalla musica allo sport alle tematiche sociali.
Evento speciale dell’esposizione, la proiezione del film «Downtown 81» prodotto da Maripol e diretto da Edo Bertoglio, in cui Basquiat interpreta se stesso e di cui ha prodotto le musiche. Il film racconta la giornata di un artista newyorkese documentando l’effervescenza culturale degli anni Ottanta.
Nel catalogo edito da Skira a cura di Gianni Mercurio con saggi di Giono O’Brien, esperto della scena artistica musicale degli anni Ottanta, Annette Lagler, si possono approfondire le varie tematiche a cui accennavamo, come ad esempio l’impiego dei materiali usati da Basquiat quando si ispirava al polimaterismo di Dubuffet stabilendo un legame profondo con il mondo della strada, un ponte tra quello della vita del «refusé» che lui stesso, giovane nero di estrazione borghese, aveva deliberatamente cercato e la nuova dimensione di agio degli ultimi anni quando la sua fama è alle stelle.


Le opere selezionate per questa straordinaria personale di questo emblematico protagonista della scena newyorchese, che la critica ha accostato a volte a Twombly, provengono da prestigiose collezioni private americane ed europee, da musei e istituzioni pubbliche.
The Jean-Michael Basquiat Show alla Triennale, via Alemagna 6 dal 19 settembre al 28 gennaio. Dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 20.30. Chiuso il lunedì. Info: 02 724341.

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