Il bassotto che stregò Picasso

La regina Vittoria, P.G. Wodehouse, Henry James, Dorothy Parker, Napoleone, la regina Elisabetta II, E.B. White. Oltre ad un cospicuo numero di divi di Hollywood, cantanti e artisti del passato e del presente. L’elenco non è quello dei membri di un club esclusivo che attraversa i secoli, bensì di famosi proprietari di bassotto. In cima alla lista va aggiunto senz’altro il nome di Pablo Picasso, che scelse il bassotto Lump, «l’unico cane che prendeva in braccio», come compagno di diciassette anni di vita, dal 1956 all’aprile del 1973.
Al legame tra Picasso e Lump e ai «cammei» che l’artista offrì al fedele amico nelle sue opere è dedicato il delizioso volume fotografico da poco pubblicato negli Stati Uniti, Picasso and Lump: a Dachshund Odissey (Bulfinch Press, pagg. 100, $ 24.95), che contiene gli scatti privati eseguiti dal famoso fotografo di Life David Douglas Duncan nel 1957 a La Californie, la villa di Picasso sulle colline di Cannes.
Fu proprio il fotografo, amico di Picasso e di Jacqueline Roque, a portare Lump a La Californie. Un cucciolo di otto mesi, «che appena vide le stanze silenziose, i misteriosi giardini, gli oggetti e le altre creature con cui giocare, mi scaricò per Picasso», scrive Duncan. Geloso e pieno di temperamento, Lump dominò da subito l’intero ambiente e ne divenne ben presto la primadonna. Ai giochi con i bambini, con la capra Esmeralda o con il burbero ma gentile boxer Yan, alternava un coté artistico-creativo: elesse L’homme au Mouton, il bronzo di oltre due metri che dominava il giardino e che Picasso offrì alla città di Vallauris, a suo pissoir privato e sedette sempre a tavola con la famiglia, tanto che Picasso creò per lui un piatto personale in ceramica, con dedica, Pour Lump.
«Lump non è un cane e non è un piccolo uomo. È qualcos’altro», usava dire Picasso, che decise di ricompensarne l’eccezionalità canina con alcuni importanti «cammei», che hanno consegnato per sempre Lump alla storia dell’arte e iscritto, insieme a Eva, Olga, Dora, Jacqueline, tra le «muse» dell’artista. In 15 dei 44 studi per la serie Las Meninas (1656), ispirata al capolavoro ad olio di Diego Velazquez da cui fu ossessionato, fu Lump a sostituire, in una straordinaria parodia dell’originale, il nobile e imponente cane ai piedi della famiglia di Filippo IV. Lump venne ritratto nell’unico luogo della casa in cui gli veniva spesso limitato l’accesso: lo studio del pittore, al secondo piano. Il divieto non era certo dovuto a vezzi d’artista, ma al fatto che lo studio fosse anche colombaia: Picasso era certo che Lump non avrebbe esitato a far strage di piccioni.
Gli scatti di Duncan, scelti tra le migliaia della famiglia Picasso, mostrano alcuni tra i momenti più felici della vita dell’artista dove sempre, in primo piano o defilato, appare il suo fedele bassotto: a volte testimone delle maschere grottesche che il maestro creava per divertire i bambini, altre di una cena in cui Picasso intratteneva Yves Montand e Simone Signoret.

Questa «icona dell’arte moderna» e il suo ritrattista scomparvero insieme, a una settimana di distanza uno dall’altro: chissà Lump, se avesse potuto, quale ennesima, e forse davvero illuminante, biografia del genio Picasso ci avrebbe offerto.

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