Basta un euro per votare ma c’è chi lascia la mancia

Nei seggi vip sfilano Milly e Massimo Moratti Poi arriva Afef che «regala» 100 euro Penati a Quarto Oggiaro

Un voto, un euro. Minimo contrattuale per giocare alle primarie. Ma Afef ne sborsa cento. Cento euro che la signora Tronchetti Provera versa per mettere una croce su Walter Veltroni. Qualcun’altro l’imita. E il seggio di ChiamaMilano, in largo Corsia dei Servi, diventa subito il più «in» della città. Impresa non difficile, comunque.
Lì, tra corso Europa e Vittorio Emanuele, si presentano anche Milly Moratti - che di ChiamaMilano è l’anima e pure il portafoglio - e il marito Massimo. Fotografi impazziti per un voto in famiglia, con il presidente dell’Inter che vota per la moglie che appoggia Veltroni. Mezz’oretta in coda, due battute sul centrocampo azzurro accusato di filtrare poco e, oplà, si vota «all’americana» come sostiene sorridente Afef.
Ma anche a un chilometro di distanza c’è chi vanta la «svolta» americana: è la signora Barbara Pollastrini in Modiano che esprime il voto nella sezione Ds di corso Garibaldi. Cellula che sulla carta intestata è intitolata a Aldo Aniasi, ma guai a ricordare ai compagni diessini il dolore di quella scelta che, d’un solo colpo, spazzò via decine e decine di iscrizioni. Questioni di casa loro. Che, naturalmente, il ministro Pollastrini non ignora. Ma, oggi, è festa e guai a rovinarla. Sarebbe un peccato anche perché, in corso Garibaldi, non manca mai lo champagne fresco al punto giusto e i canapé tiepidi come si conviene. Già, più che una sezione è un salotto, quasi un privé dove passa il professore universitario a braccetto con il giornalista, l’architetto con il regista e Alessandro Profumo con la moglie. Chi sono, questi ultimi? Be’, lui è il numero uno di Unicredit e lei è Sabina Ratti, candidata nella lista di Rosy Bindi. Non è impresa impossibile immaginare qual è stato il loro voto, mentre al cronista è sfuggito se il banchiere ha eguagliato donna Afef.
Dettaglio di poco conto e poco fine. Ma i soldi sono una regolina del gioco delle primarie. Lo sanno bene a Quarto Oggiaro, dove al seggio di via Capuana ha votato Filippo Penati. Lì, tra casermoni segnati dal degrado e dove al posto delle margherite si trovano le siringhe, a fine serata si sono raccolti sì e no cento euro. Uno per elettore nella sezione del collegio dieci dove l’inquilino della Provincia - ubbidienti ai diktat del suo partito - si è candidato per lasciare il collegio del Centro alla signora Modiano. E mentre la moglie del banchiere di Intesa si è impegnata in una campagna à la page, tra salotti e società civile, Penati si è gettato pancia a terra per raccattare consensi in un Bronx dimenticato dalla sinistra radical chic di corso Garibaldi e di Corsia dei Servi.
Seggi questi che alle venti e pochi minuti hanno chiuso i battenti. Già, alle venti non c’erano più elettori in fila. Il gioco delle primarie era finito e i ristoranti di Brera cominciavano a lavorare. Un giretto attorno a piazza Formentini e senza sorpresa si scoprono attovagliati le star della giornata elettorale, candidati esclusi. Per loro non è ancora finita: c’è lo spoglio delle schede e l’attesa nei locali della Margherita di piazza Duca d’Aosta.


Professionisti della politica in attesa di un responso scontato: la vittoria di Veltroni e dei suoi supporter. Primato elettorale conquistato chiedendo un euro per un voto. E, magari, anche posando in foto con persone «normali» come Afef, Milly Moratti e il banchiere Profumo.

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